80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

I soldi dei mafiosi a chi lavora

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C’è un milione e mezzo di milionari, in Italia. Nell’anno del Covid sono aumentati: 187mila in più. Ma anche i poveri nel frattempo sono aumentati, di circa il venti per cento: un povero nuovo ogni quattro poveri di prima.

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Ecco, questa è la situazione ed è inutile girarci attorno. Alla fine, la colpa sarà del virus, dei giovani, dei “negri”, di tutti salvo che di un sistema impazzito che accumula i soldi sopra i soldi e alla fine li scarica tutti nel cesso. Non può durare per molto. Una corsa di lemming, una fine d’impero, un’Atlantide. La gente sente gli scricchiolìi, sa che il rumore è profondo, ma è paralizzata dall’abitutudine, non concepisce più che si possa, in alcuna circostanza, tentar qualcosa.

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Noi non ci stiamo. Quello che era un normale sistema capitalistico, con le sue sicurezze e le sue cure, è diventato un sistema capitalistico avanzato, e poi più avanzato ancora e poi – definizione di Luttwak, già nel ‘99 – un “turbocapitalismo”.

Adesso, se tornassero gli studiosi, probabilmente non lo chiamerebbero più (dov’è la concorrenza? dov’è il capitale?) col vecchio nome. Parlerebbero di post-capitalismo, o di chissà che altra cosa. Laddove c’è la mafia, non avrebbero probabilmente esitazioni nel chiamarlo senz’altro “capitalismo mafioso”.

La quota mafiosa del Pil, e dell’economia in generale – fra legale e illegale – è variamente apprezzata. Non si erra molto pensando – ottimisticamente – a un buon venti per cento. Nella settentrionale Catania, a Milano in Sicilia, nella Reggio di sopra e quella di sotto, dovunque in questo strano paese messo nel frullatore e rimescolato, c’è ormai da intervenire d’urgenza, bisturi, non aspirina.

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Noi “professionisti dell’antimafia” pensiamo – ovviamente – che bisogna intervenire subito sull’economia mafiosa. Non solo afferrare i suoi soldi, ma reinvestirli rapidamente, non come al solito distribuendo allegramente a questo o quel prenditore, ma facendo impresa. Con nuovi imprenditori, coi nostri giovani colti e coraggiosi e lasciati in un angolo a morire dentro. Questa è l’occasione per loro.

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Sarebbe anche l’occasione, se ci fosse ancora non diciamo una sinistra, ma un vago schieramento di progresso, di avere un obiettivo comune, semplice, popolare, unitario non divisivo. Dividerebbe solo i potenti mafiosi, e i loro collaborazionisti, da tutti gli altri italiani. Sarebbe, storicamente, uno dei tanti “impossibili” miracoli italiani.


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