Scriveva poesie con le pietre. Narrava gli amori con i colori. Viveva tra tele, setole di pennelli e nuove tinte. Il senso profondo della sua arte è la libertà. Irripetibili schizzi. Macchie di colore che animano forme, storie, vita. Quella di Bartolomeo Gatto è una pittura senza bordi e senza confini. Non consente interpretazioni. Apre al pensiero libero. Il tratto scelto, deciso, fermo, improvviso, sentito, si fa morbido e intenso e da ultimo chiaro e tenue. Con le pietre abbraccia il mondo. Le anima d’amore e le colora vive, come vere. Una grammatica libera, talvolta improvvisata, mai repressa. Mima la vita nell’intensità di uno sguardo nascosto, nelle mani che si sfiorano ma non si cercano, nei corpi che si toccano ma non si amano, chiude nel marmo le ansie, i timori, le paure, le gioie, le speranze e ancora l’amore, la vita, il ricordo in monumenti e stele a memoria nelle piazze d’Italia e non solo. Disegna nuove geografie, ruba paesaggi dal Cilento e li colora a Stintino. Scompone il Gennargentu e scala gli Appennini per vedere altri mari, coglie dall’alto l’essenza e sornione, divertito, poetizza con i pennelli, fa particolari particolari. Questo è quel che è, anche oggi che non è più.Da qualche mese il maestro Bartolomeo Gatto è morto. La sua arte conosciuta nel mondo è stata in mostra a Milano, Roma, Napoli,Cagliari, Lugano, New York e...
Il sorriso dei suoi occhi riempie di colori le pareti dei miei giorni. A sera le ombre si inseguono, si rincorrono nei cieli azzurri. Si inseguono nei mari nero cobalto di rosso venato. Sui monti di pietra sarda rimbalzano colori e vernici, carta da musica, sassi, pane carasau e tele squarciate d’amori di pietre, cuori feriti e amanti di pietra viva, freddi amori finti, finiti, veri, falsi, nascosti, segreti, secretati nei cuori di volti mascherati. Sono ombre. Ombre di marmi da Carrara, fuggiti, rifugiati tra dita di mani forti che alitano vita e plasmano di Bartolomeo gli amori, l’amore di Adele, di Carla, di Davide, dei suoi Niccoló, Ginevra e Giulia, del mondo, l’altro mondo che Gatto ha visto nel mondo che nessuno sà, tutti vedono e nessuno guarda. È finito nei colori pastello di un pomeriggio assolato ed uggioso. E per le vie del mare lontano ho appresoincredula. Quei colori pastello che teneva da parte sotto l’ultimo pensiero. Gli davano inquietudine quei colori della serenità e li allontanava per l’ultimo respiro. I gabbiani litigano in cielo tra l’azzurro del mare e il celeste del cielo. Quelle nuvole bianche delle sue infinite tele s’addensano rabbiose, nervose…impazzite. Il loro pittore sale su…tra colori pastello d’improvviso anneriti e gioiosi. Ha messo da parte l’ultima tela lasciata bianca nascosta tra il bianco dell’ultimo lenzuolo. Non l’ha detto a nessuno. È volato via come un bambino sulla nuvola più bella.Se ne è andato con i colori della vita. Senza cornice. Divertito a dar di pennellate opache accese smorte ai fantasmi del passato, agli uomini nascosti, ai visi pallidi traditi, alle pietre in maschere di bronzo, agli uomini doppi e alle donne un po’ vere e un po’ no. Cosí il maestro Gatto lassù. Ma Romeo, come lo chiama solo Adele, é qui…sorride tra gli oli alle pareti di case e gallerie, dietro marmi levigati dolci e tondi. Mischia ancora colori per i suoi nuovi colori. Avvicina mondi. Unisce cuori di popoli feriti. Lascia raffreddare il bronzo sulla collina di Giovi e libera il calco, come sempre …ogni giorno che sia, sinché sia.