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Giornalisti Rai: al voto per un congresso di rilancio del Servizio Pubblico

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Al Congresso Usigrai per tornare a parlare finalmente del servizio pubblico: dei rischi grandi che sta correndo, del suo futuro possibile. Perché il sindacato dei giornalisti è stato in questi anni e continua ad essere – grazie alla tenacia di Vittorio Di Trapani – il soggetto che, in quasi totale solitudine, chiede di affrontare i nodi strutturali (legislativi, economici, editoriali) che sempre più si stanno stringendo al collo della Rai.

Dietro la cortina fumogena dei tweet e delle polemichette di giornata che troppo spesso la politica ci riserva, c’è un drammatico silenzio sulle questioni davvero importanti. Il 12 ottobre l’amministratore delegato Carlo Fuortes è andato in Commissione di Vigilanza a tratteggiare un quadro realistico – dunque allarmante – delle risorse Rai, ricordando tra l’altro che incombe una nuova disciplina della raccolta pubblicitaria nella tv italiana in grado di assestare alle casse del servizio pubblico un nuovo durissimo colpo.

Non una voce politica si è pubblicamente levata, nelle agenzie o sui giornali, per dire che il segnale d’allarme era stato registrato. Hanno parlato forte solo gli avversari del servizio pubblico, inventandosi richieste di aumento del canone che l’Ad Rai non aveva mai formulato o straparlando di “una programmazione Rai sostanzialmente simile alla tv commerciale” (come ha fatto il presidente Fieg Andrea Riffeser).

Il Congresso di Milano sarà un’occasione preziosa per richiamare l’attenzione sui temi decisivi: per fare politica sulla Rai, mentre la politica troppo spesso abdica al suo ruolo e si occupa del “regolamento di Sanremo giovani 2021 per richiedere il ripristino dei requisiti di età anagrafica dei partecipanti in vigore fino all’edizione dell’anno scorso” (dal verbale dell’ultima seduta della Vigilanza).

 


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