“La Caja”, ovvero la cassa, è il film con il quale Lorenzo Vigas, regista venezuelano già vincitore di un Leone d’oro nel 2015 con “Ti guardo”, è in concorso ufficiale. Racconta di un ragazzino di dodici o tredici anni Hatzin (Hatzin Navarrete), che da Città del Messico compie in bus un lungo viaggio per recuperare un’urna con i resti del padre “desaparecidos”. Il bambino non è convinto che sia morto e nel viaggio di ritorno, incontrato un tizio (Hernan Mendoza) che gli ricorda il genitore, scende dal mezzo e lo rincorre. Il tipo nega di conoscerlo. Nonostante ciò, Hatzin continua a pedinarlo per giorni, finché l’altro non cede e lo prende con se. L’uomo si rivela un procacciatore di manodopera a bassissimo costo per grandi fabbriche di tessuti e accoglie il piccolo perché lo aiuti nel lavoro . Tale presunto padre, presto si rivela un ingranaggio del sistema di oppressione e sfruttamento di migranti che zittisce qualsiasi problema creato dai lavoratori con metodi violenti e ultimativi, in seguito ai quali misteriosamente spuntano desaparecidos. Il traguardo dell’uomo è farsi una fabbrichetta e trasmette il programma al ragazzino che ha incontrato per strada …
Dice Lorenzo Vigas : “In Messico e nel resto dell’America Latina esiste una quantità incalcolabile di famiglie smembrate, per le quali l’assenza della figura paterna è una realtà considerata ormai normale. Molti giovani crescono forgiati da questa assenza. Tale questione, fondamentale per definire la personalità di ogni individuo, mi ha particolarmente interessato come regista. Anche l’identità del nostro continente è collegata a questa realtà. Non è un caso infatti che in America Latina fenomeni come il peronismo o il chavismo abbiano lasciato un segno sociale, politico e umano così profondo: la figura del leader ha finito per riempire, da un punto di vista psicologico, quel vuoto, quel bisogno, rappresentando quel padre che non è mai stato presente in famiglia e di cui noi siamo alla disperata ricerca “.
La Caja, ultimo capitolo di una trilogia che Vigas ho dedicato alla paternità, con riarse pianure a perdita d’occhio, lunghe inquadrature, molti sottintesi senza parole, lascia allo spettatore immaginare i possibili risvolti di una storia individuale e generazionale al tempo stesso. Sorta di metafora sociale, cerca una potenza epifanica universale ma, nonostante l’importanza del tema, nonostante l’aspetto di denuncia, è un film che a Venezia è stato accolto in silenzio perché, misteriosamente, non ha emozionato.
Regia: | Lorenzo Vigas |
Produzione: | Teorema (Lorenzo Vigas, Michel Franco, Jorge Hernández Aldana), SK Global Entertainment (Michael Hogan), Labodigital (Charles Barthe) |
Durata: | 92’ |
Lingua: | Spagnolo |
Paesi: | Messico, Usa |
Interpreti: | Hernán Mendoza, Hatzín Navarrete, Elián González, Cristina Zulueta, Dulce Alexa Alfaro, Graciela Beltrán |
Sceneggiatura: | Lorenzo Vigas |
Fotografia: | Sergio Armstrong |
Montaggio: | Isabela Monteiro de Castro, Pablo Barbieri |
Scenografia: | Daniela Schneider |
Costumi: | Úrsula Schneider |
Suono: | Waldir Xavier |
Effetti visivi: | Diego Vazquez Lozano |