David Quammen (l’autore di Spillover e di altri 15 libri tra cui Animal Infections and the Next Human Pandemic, in cui prediceva l’arrivo del Covid-19) il 16 febbraio 2021 ha firmato sulla rivista National Geographic un suo articolo molto esauriente sul tema dei virus che tradotto in italiano recita: “Sono gli angeli oscuri dell’evoluzione, fantastici e terribili. In che modo i virus danno forma al nostro mondo”. E da qui l’autore parte spiegando bene cosa sono i virus analizzando scientificamente le loro caratteristiche: «Un virus è un parassita ma a volte quel parassitismo è più simile alla simbiosi, una dipendenza reciproca che avvantaggia sia il visitatore che l’ospite. Come il fuoco, i virus sono un fenomeno che non è buono né comunque cattivo; possono portare vantaggio o distruzione. Tutto dipende dal virus, dalla situazione, dal tuo punto di riferimento. Sono gli angeli oscuri dell’evoluzione, terribili. Questo è ciò che li rende così interessanti. Il microbiologo francese André Lwoff nel suo saggio “The Concept of Virus” sapeva che i virus sono più facili da descrivere che da definire. Ogni particella virale consiste in un tratto di istruzioni genetiche (scritte nel DNA o in quell’altra molecola portatrice di informazioni RNA), confezionate all’interno di una capsula proteica (nota come capside). Il capside, in alcuni casi, è circondato da una pellicola membranosa che lo protegge e lo aiuta a trattenere una cellula. Un virus può copiare se stesso solo entrando in una cellula e requisendo il “macchinario di stampa 3D” che trasforma le informazioni genetiche in proteine». Ancora una volta David Quammen conferma l’autorevolezza nel divulgare informazioni scientifiche utili per conoscere le leggi della biologia e l’evoluzione storica dei virus.
Non accade, invece, quando i media pubblicano articoli o trasmettono servizi televisivi che tendono (a volte) a confondere la veridicità delle notizie: a causa di una superficialità dettata dalla mancanza di riscontro oggettivo delle fonti e verifica su argomenti che possono essere sensibili quali sono i temi medico-scientifici e non solo per la loro primaria importanza, ma anche a livello sociale e culturale. Il giornalista, se pur specializzato in determinati settori, è sempre chiamato ad una responsabilità professionale, specie se divulga informazioni provenienti da soggetti terzi e deve perseguire nell’obiettività fin dove essa sia possibile e continuativa.
Il coronavirus e la somministrazione dei vaccini non è argomento facile – per chiunque, nemmeno per la scienza e la ricerca clinica, tanto meno per chi la gestisce nel settore mediatico, dove a volte accade che le interviste vengono poi contraddette dallo stesso intervistato, intento a cambiare versione in una sua dichiarazione successiva. L’eccessiva spettacolarizzazione trova negli studi televisivi il suo terreno fertile per non dare le giuste informazioni. Il protagonismo eccessivo porta (a volte) a favorire una narrazione senza contraddittorio, o, ancora peggio, l’uso dei mezzi di informazione finalizzato a cercare il sensazionalismo fine a se stesso. Il disorientamento si crea per le eccessive contrapposizioni e/o schieramenti opposti, faziose prese di posizione, siano pro-vaccino o no-vax, come tutti i giorni avviene, senza tenere conto dell’esistenza di soggetti a rischio per patologie pregresse, persone il cui vaccino potrebbe (dimostrandone gli effetti su diagnosi cliniche) suscitare reazioni avverse. Come accade nel calcio si sono formati schieramenti e tifoserie che nulla hanno a che fare con la divulgazione scientifica.
Complici, come accade sempre, i social, serbatoi di disinformazione e mistificazione della realtà. Tutto questo a discapito di una corretta informazione dove sarebbe indispensabile in un’epoca – come quella che stiamo tutti vivendo -, garantire riflessioni pacate, la sospensione del giudizio prima di non aver ascoltato il parere altrui: eccetto gli estremisti violenti che usano armi aggressive verbali e non, specie rivolte nei confronti dei giornalisti presenti alle manifestazioni per registrare quanto accade. Atti intimidatori da clima da caccia alle streghe. Non c’è più dialogo e la ragione nel discutere serenamente ha dovuto arrendersi per farsi spodestare da una campagna di denigrazione e delegittimazione che non conosce confini. La scienza medica e la prevenzione-cura delle malattie non può essere ostaggio di questo clima alimentato da troppi soggetti schierati su fronti opposti senza averne cognizione di causa.
LEX NATURALIS – LEX ITALICA: Considerazioni di un medico su vaccini e scadenze vaccinali
«Non s’intende qui ascendere alle sfere della lex naturalis così come teologicamente intesa dall’Aquinate, (Tommaso D’Acquino, ndr) né rifarsi a quel giusnaturalismo che vede inscritte nella natura leggi morali universali antecedenti le leggi morali umanamente intese e gerarchicamente superiori. Teologia, morale ed etica esulano dalle seguenti succinte considerazioni. Qui si vuol riferirsi unicamente a quella natura della quale il modesto, umano sapere ha saputo finora decifrare e intendere, seppur parzialmente, le leggi che la governano. In particolare poi non s’intende trattare delle leggi fisiche che determinano il moto dei pianeti o cose simili, bensì limitarsi a quelle “leggi biologiche” che, a partire dalle aule delle università, dovrebbero aver informato e formato il sapere e lo spirito critico di ogni medico, offrendogli gli strumenti per il suo operare.
Ciò premesso sarà utile, anzi, utilissimo specificare che alle leggi biologiche è sottomesso qualsivoglia legislatore, fosse pur Solone, tant’è che costoro debbono viver cibandosi e rispettando le leggi della fisiologia, ivi inclusa la morte, al pari di qualsiasi altro umano imbecille vagante per il globo. Non solo, per quante astuzie e gabole il legislatore possa inventare mai riuscirà con una legge a richiamare in vita il colpevole d’un delitto per poterlo punire; tant’è che a surrettizia consolazione s’è dovuta creare in varie forme la damnatio memoriae…
Eppure in questi tempi, che definire corruschi è troppo poco, pare che il delirio d’onnipotenza del legislatore e di chi per lui abbia raggiunto lo scopo di piegare le leggi della biologia alla propria volontà.
È certo arcinoto che esistono malattie che non conferiscono immunità, lo sapevano benissimo i frequentatori di bordelli in tempi più felici: la gonorrea si può contrarre più e più volte… Né è stato mai possibile elaborare un vaccino efficace.
Dovrebbe però essere altrettanto noto che esistono malattie in grado di indurre immunità permanente tanto umorale che cellulare (o di memoria) e in grado talora di dare immunità crociata verso entità che presentino antigeni simili al patogeno.
Tale il caso delle arcinote malattie contagiose dell’infanzia. A nessuno dovrebbe saltare in mente la balzana idea di vaccinare chi abbia già contratto il morbillo. L’immunità naturale nei suoi due versanti è infatti potente e duratura. Altrettanto potrebbe dirsi per la rosolia e per tante, tante altre malattie.
Bene, il virus Sars Cov-2 è certo stato studiato attentamente nei laboratori che da molto tempo se ne sono intensamente occupati, tuttavia al momento della sua diffusione mancavano, di necessità, tanto gli studi clinici che immunologici ed epidemiologici. Però già dopo un anno sarebbe possibile e in moltissimi casi è stato possibile definire le caratteristiche immunologiche dell’affezione. La malattia naturale provoca una robusta risposta immunitaria umorale, in molti casi persistente ben oltre sei mesi (e non c’è necessità di studi, qualsiasi medico coscienzioso potrebbe far fare la ricerca anticorpale nel tempo). Ancora, laddove è stato possibile verificarla, anche l’immunità cellulo-mediata (o di memoria) s’è dimostrata robusta e persistente ben oltre l’anno.
Quanto alle risposte immunologiche provocate dai vaccini basti dire che, per ovvie ragioni, non possono essere state ampiamente studiate per tempi superiori a quelle dovute al virus, infatti i vaccini sono stati introdotti in uso diffuso da nemmeno un anno, mentre ormai la malattia circola da almeno il doppio del tempo.
Premesso che, come si evince da qualsiasi buon testo universitario, ogni immunità naturale è superiore a quella indotta dai vaccini, ecco di seguito il capolavoro del legislatore, italico e non, che, evidentemente, si ritiene superiore alle leggi della natura, alias biologiche:
Ministero della Salute
DIREZIONE GENERALE DELLA PREVENZIONE SANITARIA
OGGETTO: Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2.
Visto il parere espresso dal Gruppo permanente sull’infezione da SARS-Cov-2 del Consiglio Superiore di Sanità, trasmesso alla Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute con nota protocollo n° 477-03/03/2021-DGOCTS, conforme a quello espresso da AIFA in data 23/02/2021, si rappresenta che è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SARS- CoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa. Ciò non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili).
Poiché l’informazione relativa a una pregressa infezione da SARS-CoV-2 viene raccolta al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, si raccomanda di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da SARS-CoV-2. In assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile.
Inoltre, come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale.
Infine, tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di SARS-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione.
Il Direttore dell’Ufficio 05 Dott. Francesco Maraglino
Referente/Responsabile del procedimento:
Dott. Andrea Siddu a.siddu@sanita.it – 0659943779
*“firma autografa sostituita a mezzo stampa, ai sensi dell’art. 3, comma 2, del d. Lgs. N. 39/1993”
Il DIRETTORE GENERALE
*f.to Dott. Giovanni Rezza
Si afferma il 4 marzo 2021 che non è prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa. Che cosa si sia fatto dal gennaio-febbraio 2020, durante all’incirca 19 mesi è una domanda imbarazzante. L’ultimo dei medici avrebbe potuto pensare almeno a uno studio osservazionale sull’immunità umorale dei guariti, vista la rapidità con la quale sono stati resi disponibili i test sierologici. L’imprevedibilità è quindi una affermazione inaccettabile. Quanto poi alla durata, almeno di quella umorale, non è accettabile che questa non possa essere stata definita almeno nell’ambito dei 19 mesi trascorsi dall’apparire dei primi casi, per non dire che sarebbe stato altrettanto possibile valutare, almeno per una coorte di guariti, anche l’immunità cellulare (qualcuno lo ha fatto, e risulta molto persistente!).
Oggi poi, a suon di D.L., le capacità profetiche sottese al caotico “ambaradan” normativo e decretale sono evidenti. Non solamente si nega che l’immunità naturale sia superiore a quella acquisita farmacologicamente, sicché tutt’ora al soggetto guarito per godere del green pass è richiesto il richiamo a sei – dodici mesi massimo, ma si procrastina a dodici mesi il termine di validità del documento solo per coloro che sono stati vaccinati due volte… Evidentemente la durata d’un anno della immunità artificialmente conseguita non può che essere stata conseguita consultando la sfera di cristallo dei maghi oppure profeticamente, essendo l’uso generalizzato dei c.d. “vaccini sperimentali” iniziato da non più di 8-9 mesi (oggi siamo a settembre 2021), mentre anche le limitate vaccinazioni di studio sono iniziare necessariamente molto dopo l’apparire dell’epidemia. Non solo le leggi biologiche, ma anche la stessa logica sono dunque state brutalizzate dagli autori del succitato documento e dei relativi provvedimenti.
Un medico che s’interroga…
A questo punto s’è provato di capire se il “medico che s’interroga” potesse avere qualche ragione dalla sua… S’è data quindi un’occhiata ai lavori che riguardano l’immunità nei soggetti guariti. Per ciò che riguarda invece l’immunità nei vaccinati si è ritenuto sufficiente citare le affermazioni del famoso dottor Anthony Fauci che ha fatto suoi i dati di un lavoro della Mayo Clinic (pubblicato in agosto 2021) dove si dimostra che l’efficacia dei vaccini monoclonali contro la variante Delta scende drasticamente al 42% per il Pfizer e al 76% per Moderna. Di seguito il Link.
È stata esaminata anche l’incidenza cumulativa della malattia da Covid-19 in un campione di 52mila e 238 impiegati nel sistema sanitario degli Stati Uniti e il risultato ottenuto dimostra che la malattia non è apparsa durante i 5 mesi dello studio in nessuno dei 2579 individui precedentemente infettati da Covid-19. Sono stati inclusi in questo gruppo 1359 che non avevano ricevuto il vaccino. Le conclusioni dello studio hanno dimostrato come chi ha contratto l’infezione da Sars-Cov-2 è improbabile possa ottenere benefici dal vaccino mentre potrebbe essere prioritariamente utilizzato in sicurezza nei soggetti non precedentemente infettati.
Necessity of COVID-19 vaccination in previously infected individuals | medRxiv
Questo studio è stato confermato da Nino Mazzone direttore del Dipartimento Area medica, Cronicità e Continuità assistenziale dell’Asst Ovest Milanese in uno studio condotto su altri 112 mila tamponi che certificano come la percentuale di positività sia praticamente irrilevante, ossia dello 0, 07 %, nei soggetti precedentemente infettati e/o malati (nell’arco di un anno). I lavori sono sovrapponibili per quanto riguarda il risultato e depongono entrambi sulla inutilità della vaccinazione nei precedentemente infettati. L’articolo citato e linkato, dal titolo “Necessità della vaccinazione Covid-19 negli individui precedentemente infettati”, è comunque un report (preprint) riguardante una nuova ricerca medica che deve essere valutata e, fino ad avvenuta revisione, non può essere utilizzato come guida nella clinica pratica, come peraltro spiega la premessa al lavoro; al di là di quelle che saranno le valutazioni circa la sua validità, il risultato è però già confermato dal lavoro di Nino Mazzone.
Naturalmente gli studi nel corso del tempo si sono fatti numerosi e quelli sopra riportati sono solo una minima parte.. Ci si è occupati con una certa sollecitudine anche di sondare eventuali dati sulla cosiddetta immunità di memoria, ossia quell’immunità cellulare che affianca con molta maggior persistenza l’immunità umorale (o anticorpale). Ebbene i lavori concludono tutti e univocamente per una stabile persistenza della memoria immunitaria. Per chi volesse approfondire pubblichiamo di seguito l’indirizzo di un articolo che tratta di ben tre lavori, raggiungibili in originale cliccando sui relativi link infra articolo. Di seguito anche l’estensione di uno dei primi lavori in proposito pubblicato da The Lancet, e quindi definitivo, svolto presso l’università di Innsbruck (A) sotto la guida di Wegene Borena.
https://ilbolive.unipd.it/it/news/covid19-anticorpi-diminuiscono-tempo-memoria
https://www.thelancet.com/pdfs/journals/ebiom/PIIS2352-3964(21)00327-3.pdf
In conclusione, ognuno potrà trarre le conclusioni che ritiene più opportuna, magari dopo aver fatto ricerche più e meglio approfondite rispetto a quel che viene pubblicato a corredo di questo articolo. Ammesso che i dati emergenti dai lavori scientifici che si sono consultati non vengano smentiti da altre evidenze è possibile affermare che il “medico che s’interroga” potrebbe avere più di qualche ragione»
in copertina
Allegoria del Cattivo Governo, 1338-1339, Sala della Pace, Palazzo Pubblico, Siena (Wikimedia).