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Un altro grave lutto per il giornalismo sardo

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Maestro di rigore professionale, strenuo difensore della propria libertà di pensiero, attento al nuovo modo di intendere diritti e doveri del giornalismo sostenuti con vigore da Articolo 21. Questi i valori mai dimenticati o traditi da Corrado Grandesso, figura carismatica della cronaca giudiziaria isolana morto d’infarto a 74 anni. Seconda, drammatica perdita per questa professione, in pochi mesi, dopo quella di Piero Mannironi, che, come Grandesso a L’Unione Sarda, era cronista di punta a La Nuova Sardegna.

Rigoroso, a volte anche spigoloso nell’affermare con decisione la propria idea di un’informazione corretta, divenne un punto di riferimento prestigioso negli anni ‘80, quando la cronaca nera sarda venne caratterizzata da quello che fu sinteticamente chiamato il ‘Caso Manuella’: quattro avvocati finiti in carcere con accuse pesantissime, dal traffico di droga all’omicidio, poi completamente assolti in primo e secondo grado. Non si accontentava delle versioni date dal ‘palazzo’, faceva le pulci ad ogni provvedimento, non si tirava mai indietro. Anche con i colleghi.

Quando la proprietà del suo giornale cambiò imponendo rapporti stravolti tra editore, direttore, giornalisti, la sua coscienza gli impedì di restare al suo posto di capocronista e non solo abbandonò il giornale per trasformarsi in imprenditore agricolo gestendo un terreno di proprietà familiare nelle campagne di Villacidro, ma non volle avere più nulla a che fare con la professione. Perdita secca di un maestro che sarebbe stato utilissimo per addestrare le nuove generazioni: uno dei primi segnali di quel che poi è avvenuto in modo diffuso nelle testate.

La nascita a Cagliati del presidio dell’Associazione Articolo 21 lo incuriosì, grazie all’amicizia personale che aveva con l’ingegner Carlo Ciotti, uno dei fondatori. Capì subito che venivano poste in maniera completamente diversa le questioni complesse relative al modo di informare, soprattutto al diritto dovere di giornalisti e lettori di informare ed essere informati. Fu così che riprese ad affrontare quelle tematiche che quasi vent’anni prima aveva abbandonate sbattendo la porta del giornale in cui lavorava. Grazie anche ai suoi contributi vennero organizzate importanti iniziative pubbliche, come due manifestazioni a Cagliari, davanti al Palazzo di Giustizia, e sulla grande scalinata del Bastione di Saint Rémy e il convegno tenutosi a Nuoro per ricordare la figura e l’opera di Antonio Gramsci. E la sua collaborazione non si limitò solo al piano teorico, tanto che non esitò a sistemare transenne quando si trattò di creare gli spazi nei quali tenere le manifestazioni.

La partecipazione alle attività di Articolo 21 gli restituì la passione per i valori della professione, nei quali credeva fortemente. Una lezione per tutto il giornalismo che se vuole custodire autonomia, rigore, rispetto per i lettori, valori costantemente minacciati dal potere politico e da quello economico, deve riprendere e diffondere le lezioni che non chinando mai la schiena tanti professionisti seri hanno dato e continuano a dare. Articolo 21 lo fa costantemente. Perché non diffondere sempre più questi fondamentali elementi di conoscenza?


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