Prestigiosa la serata inaugurale della rassegna “Amenanos”, diretta dal regista Daniele Salvo, in sinergia con la Regione Siciliana e prodotta dall’Associazione Culturale DIDE, presieduta da Michele Di Dio. Un omaggio alla città, che godrà dal 16 al 26 Settembre di spettacoli classici all’insegna della qualità e dell’innovazione, in un luogo magicamente evocativo. Al suo secondo anno, il Festival prevede anche una sezione dedicata ai giovani studenti. L’apertura della rassegna è stata affidata a uno dei protagonisti della scena italiana, Ugo Pagliai, che dà voce a Volusiano, magistrato romano del IV secolo, vissuto nella villa del Casale di Piazza Armerina, resuscitato egregiamente dalla penna del ricercatore e scrittore Vittorio Malfa. Introdotta dal canto di Melania Giglio che accompagnerà la lettura del carteggio tra Volusiano e il suo amico Nicomaco, l’opera ricostruisce doviziosamente il dramma spirituale del personaggio, che prende ulteriore forza dall’interpretazione intensa di un significativo esponente del teatro e dalla prorompente vitalità di un’attrice dotata di carisma e versatilità. La tranquillità della campagna induce Volusiano ad approfondire il suo percorso spirituale, attraversato da una solitudine foriera di aneliti all’essenza della vita, pur se episodicamente attratto dal clamore della vita a Roma, alla quale finirà per ritornare dopo la lunga parentesi siciliana in una delle più belle e meglio conservate vestigia della dominazione romana.
Nella seconda parte della serata “Elena tradita”, di Luca Cedrola, rielabora e approfondisce la figura di questa donna bellissima e fatale. Dialogando con il Tempo, Kairos, un incisivo Graziano Piazza che cura anche la regia di questo pregevole spettacolo, Elena, la traditrice, velata come la Verità pirandelliana del “Così è se vi pare”, rifiuta di essere identificata con Elena. La negazione, se reiterata afferma. Dice di essere la sua nutrice. Rifiuta il peso di una fama che l’ha inchiodata alla colpa di avere scatenato una terribile guerra, foriera di devastazione e morte. Rea sì, ma non di guerre e misfatti, si è concessa il lusso di una libertà invidiata.
Inafferrabile, nelle sue molteplici personalità, affascinante e immortale nella sua bellezza e nel suo fascino seduttivo, issata su un piedistallo, immobile come una statua dalla lunghissima gonna a corolla, unico efficacissimo effetto scenico, consegnata alla grazia di Viola Graziosi, Elena muove sinuosa le bianche braccia, immersa in un dialogo mordace e profondo con un personaggio maschile misterioso che chiede, indaga, scruta: Kairos, l’istante. Cullati dal timbro armonioso della sua voce, dalle variazioni dei suoi stati d’animo, tra il riso, il pianto, gli spettatori assistono irretiti all’esplosione della sua modernità. Basta colpevolizzare. Forse è lei ad essere stata tradita, come Eva, Pandora, e con lei tutte le donne a cui sono stati consegnati atroci destini. Chi è la vera Elena? Euripide le aveva creato un nuovo profilo, distogliendo dal consueto giudizio sulla sua persona, prima condannandola, per poi assolverla, in un evidente contraddittorio. Cedrola, a cui Viola Graziosi e Graziano Piazza si sono affidati, attingendo a Omero, Euripide e Ritsos nel suo testo cerca di comprenderne le ragioni, avvalendosi della facoltà di non giudicare. Questa Elena cerca la sua verità, la sua autodeterminazione. E’ forse questa la sua colpa, ipotizzano i due artisti, già Menelao ed Elena ne “Le Troiane”, voci fuori scena in questa pièce, interessati a scandagliare la complessità e le sfaccettature di un personaggio leggendario, simbolo assoluto della femminilità.
Deliziose atmosfere felliniane trapelano tra ironiche o drammatiche, coraggiose sicuramente, rivisitazioni del mito, ci accarezzano con ponderosa freschezza in questo spettacolo raffinato, per palati esigenti. Un vortice di provocazioni, un turbine di riflessioni, una visione nuova della donna, costretta a indossare abiti spesso scomodi, quando non strumenti di tortura, prima di poter pensare di svelarsi a se stessa.
Donne scomode queste donne fuori dagli schemi di casta sposa, casta madre, casta figlia. Elena diviene così, col suo bel vestito a corolla, un monumento a tutte le donne “tradite” perché tradiscono. Del resto tradere in latino vuol dire traghettare. Il tradimento amplia la conoscenza di sé e del mondo. Elena incarna così anche la complessità dell’animo umano, i suoi ripensamenti, i suoi errori. Umana e fragile ci avvolge nel suo incantevole sorriso, nel suo sguardo millenario.
Il teatro di questa formidabile coppia anche nella vita, ci offre con onesta passione, una preziosa riflessione, bagnata nel mito, sulla donna moderna.
ELENA TRADITA
di Luca Cedrola
Regia di Graziano Piazza
Con Viola Graziosi, Graziano Piazza
Costumi di Maria Alessandra Giuri
Produzione Teatro della Città- Centro di produzione Teatrale
Al Teatro Antico Greco Romano di Catania