Patmos, oltre ad essere un’isola del mar Egeo bellissima dal punto naturalistico, è famosa nel mondo per la Cava dove San Giovanni Evangelista scrisse quella parte della Bibbia che si riferiva all’Apocalisse. Ed è la poesia di Pierpaolo Pasolini, che il poeta scrisse a Patmos, dove si trovava nei giorni della strage di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969. Il suo incipit ci dice: “Sono sotto choc/è giunto fino a Patmos sentore/di ciò che annusano i cappellani/i morti erano tutti dai cinquanta ai settanta/ la mia età fra pochi anni …”.
Dal palco del teatro Vittoria, li recita con semplicità Stefano Messina, unico mattatore de “La luna di Patmos”, regista con Chiara Bonome dell’opera scritta da Gianni Clementi. Le luci, il ragliare di un asino, la scenografia suggestiva dove troneggia una rete da pescatore, completano l’atmosfera in cui Giovanni (Stefano Messina), ex impiegato della Banca Nazionale dell’Agricoltura ora ritiratosi all’Isola di Patmos, evoca la sua vita e gli anni delle stragi, a cominciare da Piazza Fontana, momento in cui il suo destino ha preso inconsapevolmente un’altra direzione. Il personaggio di Giovanni è quello del classico uomo qualunque, preoccupato di soddisfare i bisogni primari, lontano da qualsiasi interesse politico e tanto meno sociale.
Ma in seguito alla tragedia dell’attentato che causò 17 morti e 88 feriti, con la scoperta chiarificatrice di Patmos, la poesia pasoliniana, la sua visuale cambia e si evolve. S’insinua il bisogno di scoprire e capire cosa sia successo: da questa maturazione, Giovanni ci trasmette la propria esperienza, complessa, catartica, sorretta da quella curiosità di decifrare l’esistente che mantiene giovani. Si sa che la strage di Piazza Fontana è considerata la “madre di tutte le stragi”, il “primo e più dirompente atto terroristico del dopoguerra”, il “momento più incandescente della strategia della tensione”, proseguita ancora per molto.
Dunque Giovanni, da una grotta a Patmos dove ha infine deciso di ritirarsi, attraverso una rievocazione a flash back, ricostruisce un intero periodo storico, puzzle delle vicende di un paese da cui affiora il volto stragistico degli anni settanta, puntellato di tragedie culminate nel 2 agosto 1980, l’attentato delle 10.25 alla stazione di Bologna. Spettacolo nel quale le musiche originali del maestro Pino Cangialosi, al fagotto e alle tastiere, la voce di Livia Cangialosi al corno e alla chitarra e il contrabbasso di Flavio Cangialosi, hanno un ruolo imprescindibile.
Fino al 3 ottobre 2021
LA LUNA DI PATMOS
Piazza Fontana, 12 dicembre 1969
di
Gianni Clementi
con
Stefano Messina
regia Stefano Messina e Chiara Bonome
musiche M° Pino Cangialosi
corno, chitarra e voce Livia Cangialosi – contrabasso Flavio Cangialosi – fagotto e tastiere Pino Cangialosi
Produzione Attori & Tecnici
Il progetto è sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio con il Fondo Unico 2021 sullo Spettacolo dal Vivo
dal 28 settembre al 3 ottobre 2021 (h 21.00, mercoledì 29 h 17.00, domenica 3 h 17.30)
TEATRO VITTORIA – ATTORI & TECNICI _ Piazza S. Maria Liberatrice 10, Roma (Testaccio) Botteghino: 06 5740170 – 06 5740598
Vendita on-line e info: www.teatrovittoria.it
Come arrivare: Metro: Piramide; Bus: 170, 781, 83, 3
Comunicazione: uffstampa@teatrovittoria.it
Responsabile Ufficio Stampa: Teresa Bartoli 348.7932811 – ter.bartoli@gmail.com
Biglietti (prevendita inclusa):
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intero: platea € 30, galleria € 24
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ridotto (under 35/over 65): platea € 21, galleria € 16
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ridotto under 18: platea € 15, galleria € 13
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bambini (under 12): platea € 15, galleria € 14