Mai accaduto che un presidente del consiglio fosse accolto da una standing ovation in una assemblea di Confindustria. Nei primi anni di Confindustria era accaduto, ma non era il presidente del consiglio, era il duce. Del resto l’aquila di Confindustria è rimasta la stessa. Come diceva la buonanima di mio padre: “chi ha una ditta, è spesso un dittatore”. Scusate la reazione di un vecchio sinistrorso che continua a scoprire che, nel mondo, comanda chi ha i soldi. Ecco che all’assemblea Abi, per Draghi, ci aspettiamo la hola. Del resto la presidenza Draghi è stata concepita dagli ex “poteri forti”, e l’acclamazione è una dichiarazione di paternità. Per fortuna la Confindustria di oggi non è quella del ventennio e nemmeno quella dello scorso secolo, basti pensare che, per avere notizie prossime alla verità, bisogna leggere il Sole 24 Ore o ascoltare Radio 24.
Ma il compagno Landini ha reagito alla proposta di un “Patto”, emersa in assemblea, lanciando la palla in calcio d’angolo, parlando di altre cose concrete, come pensioni e tutela del lavoro, colpito anche lui dalla acclamazione dell’assemblea per Draghi. Il segretario Cgil non se l’aspettava, né la proposta per il patto, né la standing ovation. Stranamente Landini è sembrato mancare di sensibilità politica; Letta ha apprezzato, rimandando a Ciampi ed alla concertazione . “Patto” al primo atto.
Ma ecco il problema dei problemi italiani: manca una visione per il futuro del nostro paese. Manca il progetto (deformazione professionale). Anzi mancano “i” progetti, quelli con le relazioni, i disegni ed i numeri, progetti che dovrebbero confluire nel più grande progetto politico, che manca completamente. La presidenza Draghi è la certificazione di questa enorme lacuna. Non possiamo far altro che sperare nella serietà e nell’onestà del premier. Magari la sua formazione cattolica lo porterà a seguire i consigli del più grande politico sulla scena mondiale: Papa Francesco.