Tredici anni e due mesi. E’ ciò che ha stabilito il Tribunale di Locri nella sentenza del processo a Mimmo Lucano. Sentenza nei confronti dell’ex sindaco di Riace che va ben oltre le richieste della pubblica accusa che aveva chiesto 7 anni ed 11 mesi. Bisognerà attendere il dispositivo della sentenza pronunciata dal presidente Fulvio Accurso per comprendere in base a quali convincimenti i giudici abbiano deciso di raddoppiare la pena chiesta dall’accusa. Mimmo Lucano a seguito dell’inchiesta “Xenia” fu arrestato nel 2018 con l’accusa di associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina . L’accusa principale quella di essersi appropriato dei fondi erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Favoritismi alle cooperative a lui vicine per la raccolta dei rifiuti ed organizzazione di” matrimoni di convenienza” tra migranti e gente del luogo per far ottenere permessi di soggiorno. Sul capitolo appropriazione il Gip nel determinare il rinvio a giudizio parlò di gestione tutt’altro che trasparente da parte degli enti attuatori, ma scrisse anche di estrema superficialità per le risorse erogate per i progetti Sprar, non contestando reati specifici. In quel caso il Tribunale del Riesame revocò gli arresti domiciliari a Lucano.
Bisognerà aspettare e leggere bene tutte le motivazioni della sentenza, perché è difficile trovare raddoppi di pena cosi eclatanti nelle sentenze per i reati penali nei tribunali italiani. Lucano da parte sua parla di vicenda inaudita. “Sarò marchiato per sempre per colpe che non ho commesso – ha dichiarato – non mi aspettavo questa sentenza. Non ho niente ha detto ai microfoni dell’emittente LaCnews, mia moglie fa un lavoro umile pulendo le case delle persone. Mi sono schierato dalla parte degli umili ho immaginato di partecipare al riscatto della mia terra. Non so se per i delitti di mafia ci sono pene simili. Oggi per me finisce tutto”.
Amare considerazioni , mentre gli sciacalli da tastiera sui social e qualche bestia ferita hanno fatto partire la campagna denigratoria nei confronti di Lucano.