«Noi quando andiamo a Roma i primi che dobbiamo colpire sono i giornalisti. Sono da fare fuori». È uno dei messaggi scritti dagli otto membri di un gruppo Telegram indagati dalla Procura di Milano per istigazione a delinquere perché pianificavano sul social network un’azione violenta da commettere alla manifestazione no green pass in programma nella Capitale l’11 e il 12 settembre.
Secondo quanto riferito in questura, «per la stampa, ritenuta asservita al regime, avevano un vero e proprio odio». Gli altri bersagli da colpire erano le forze dell’ordine e i «Palazzi del potere» a cui contestano di portare avanti un «disegno di sistema del dominio».
Nel gruppo venivano progettate azioni violente da realizzare, anche con l’uso di armi, non solo a Roma. Dall’analisi dei messaggi pubblicati sulla chat è emerso che gli indagati, uno dei quali titolare di porto d’arma e già noto alle forze dell’ordine, oltre all’intenzione di partecipare in massa alla manifestazione di protesta nella Capitale, incitavano gli altri membri del gruppo a realizzare azioni violente nelle rispettive province di residenza contro non meglio precisati obiettivi istituzionali.
Inoltre le indagini, condotte dalla Digos e dalla Polizia Postale. hanno riscontrato l’effettiva intenzione di alcuni membri del gruppo di realizzare una “riunione preparatoria” in vista dell’appuntamento romano e di procurarsi armi bianche da utilizzare in quell’occasione. Perquisizioni sono scattate a Milano, Bergamo, Roma, Venezia, Padova e Reggio Emilia.
Per la Federazione nazionale della Stampa italiana, «quello che è emerso dalle indagini della procura di Milano dà la dimensione di quanto sia necessario e urgente che le autorità, come ha evidenziato anche la ministra Lamorgese nel corso dell’ultima riunione dell’Osservatorio sulle intimidazioni ai cronisti, intervengano a tutela dei giornalisti impegnati a raccontare quello che accade nelle piazze italiane, in difesa della loro incolumità e del loro lavoro al servizio del diritto dei cittadini ad essere informati».