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Lega, sotto inchiesta l’ideatore della macchina social del fango di Salvini

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Il guru dei social di Matreo Salvini, Luca Morisi, sotto inchiesta per traffico di stupefacenti. Due grammi di cocaina in casa, i telefoni sequestrati, l’iscrizione nel registro degli indagati dopo che tre giovani lo avrebbero indicano come colui che avrebbe ceduto loro droga liquida, anche se le analisi non hanno ancora confermato il contenuto di quella boccetta. Quattro giorni dopo la notizia, si delineano i motivi che hanno spinto Luca Morisi  – l’inventore della ‘Bestia’ social della Lega che ha consentito a Matteo Salvini di raccogliere decine di migliaia di followers, e voti – a lasciare ogni ruolo nel partito. “Non ho commesso alcun reato” si difende l’ormai ex guru che però ammette: “sono caduto come uomo”. E il leader del Carroccio non lo scarica: “ha sbagliato, ma potrà sempre contare su di me”. L’inchiesta, dicono investigatori ed inquirenti, dal punto di vista giudiziario è poca cosa. E aggiungono, per stoppare voci che già circolavano: non c’è stata alcuna attività di monitoraggio dell’abitazione di Morisi. “Un fatto banale”, afferma il procuratore di Verona Angela Barbaglio che ha iscritto Morisi Iper sospetta detenzione e cessione di sostanza stupefacente “sulla cui natura si attende l’esito delle analisi”. Ma dal punto di vista politico, a 6 giorni dalle Amministrative con la Lega che si gioca la leadership del centrodestra con Fratelli d’Italia, è tutt’altra storia. Tanto che Salvini all’ennesimo comizio sbotta: “più mi attaccano più mi danno forza. Io non mollo e non mollerò mai”. E quali siano certe opinioni che girano in Parlamento, lo scrive su Twitter Claudio Velardi, l’ex guru di Massimo D’Alema. “Invincibile, eterno teorema italiano. La sorte di un leader politico è segnata quando, in straordinaria sintonia con gli attacchi interni (Giorgetti su La Stampa), si mette in moto la magistratura (vedi vicenda Luca Morisi). Schifo”. I fatti fin qui accertati dicono che la sera del 14 agosto una pattuglia dei carabinieri ferma per un controllo di routine tre ragazzi nelle campagne di Belfiore, una zona isolata del Veronese vicino al casello dell’autostrada A4 Venezia-Milano. Dai controlli salta fuori una boccetta con all’interno un liquido che, stando a quanto dicono subito i ragazzi, è droga liquida. Se si tratti di Gbl, la cosiddetta droga dello stupro, o di ecstasy liquida, o di altro ancora, lo stabiliranno le analisi. Quel che è certo è che uno di loro dice ai militari che a cedergli quel liquido è stato proprio Morisi, che ha una casa da quelle parti. I carabinieri vanno nell’abitazione e trovano, senza particolare fatica, della cocaina. Una modica quantità compatibile con l’uso personale che configura quindi un illecito amministrativo. La segnalazione alla procura, e l’iscrizione, scatta invece per le parole dei giovani. E anche il sequestro dei telefoni: gli investigatori vogliono capire quali fossero i veri rapporti tra il social manager della Lega e i ragazzi. Un contatto “abbastanza occasionale”, come hanno detto loro, o altro? Possibile che nei prossimi giorni Morisi venga sentito. “Mi risulta che il difensore – ha detto ancora Barbaglio – ha preso contatto con il pm Stefano Aresu, immagino per parlare degli atti del procedimento”. Lui intanto si difende, anche se ammette di aver usato droga e per questo chiede scusa a tutti, a partire da Salvini ed al suo storico amico e socio in affari Andrea Paganella. “Non ho commesso alcun reato, ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo. E’ un momento molto doloroso della mia via, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”. Parole che il leader leghista raccoglie. “Quando un amico sbaglia e commette un errore che non ti aspetti, e Luca ha fatto male a se stesso più che ad altri, prima ti arrabbi con lui. Ma poi gli allunghi la mano, per aiutarlo a rialzarsi. Amicizia e lealtà per me sono la Vita. Ti voglio bene amico mio, su di me potrai contare sempre”. Ma i social, quegli stessi che Morisi ha usato – come lui stesso ha detto più volte – per “amplificare il messaggio” del Capitano – non perdonano. L’hashtag è stato di tendenza in Italia per tutto il giorno: insulti e offese per lui e per il suo leader. Occhio per occhio. C’è chi ha messo Morisi al posto del tunisino di Bologna al quale Salvini andò a citofonare chiedendo ‘scusi, lei spaccia?’ , e chi ha postato le sue parole al termine del processo per la morte di Cucchi: “era un drogato e mi fa schifo”. Il ministro della gioventù Fabiana Dadone, collega di governo: “Morisi ha fatto dell’aggressione digitale mestiere. Mi chiedo se qualcuno citofonerà a casa di Salvini”. Fedez dedica al Capitano una storia su Instagram. “E’ un eroe contemporaneo. Oggi scopre anche lui di aver avuto al suo fianco un drogato ma che magicamente non diventa un ‘drogato’ ma un amico da aiutare a rialzarsi”. C’è anche chi prova a distinguersi. Matteo Renzi invita a “essere diversi da chi sparge odio sui social” e Lapo Elkann, un altro che con la droga ha fatto i conti, vorrebbe che gli fosse risparmiata quella gogna che è toccata invece a lui. Parole investite da altro odio. Un’altra Bestia, stesso risultato.


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