Ancora una volta un giudice del Tribunale di Palermo ha riconosciuto la condotta giornalistica corretta del direttore del mensile S, Antonio Condorelli, e del giornalista Rino Giacalone, collaboratore della stessa testata giornalistica. I due giornalisti erano stati querelati dall’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella per un articolo comparso sul mensile lo scorso ottobre 2016, dal titolo “Massoneria e potere le rivelazioni choc – Grandi affari, imprenditori di primo piano a braccetto con politici e massoni, da Trapani al cuore di Cosa nostra. Tutti i particolari dei verbali del pentito Fondacaro”. L’articolo a firma di Rino Giacalone aveva riguardato alcune deposizioni rese dinanzi all’autorità giudiziaria da parte del collaboratore di giustizia calabrese, Marcello Fondacaro, un medico che per anni, durante una sua lunga permanenza a Mazara del Vallo, era riuscito a frequentare mafiosi locali. E’ lo stesso collaboratore che ha anche parlato dell’esistenza di una loggia massonica segreta esistente in Sicilia e della quale farebbe parte l’attuale latitante Matteo Messina Denaro. Fondacaro sentito nel corso del procedimento per la misura di prevenzione nei confronti dell’ex deputato regionale della Dc, il salemitano Pino Giammarinaro. In questo contesto spiegando gli interessi illeciti riguardanti la realizzazione di una struttura sanitaria nel marsalese aveva fatto riferimento all’imprenditore Bulgarella, senza indicarne il nome, ma indicandolo come un imprenditore specializzato nella realizzazione di strutture alberghiere. L’articolo quindi aveva indicato che si potesse trattare dell’imprenditore Andrea Bulgarella, impremditore parecchio nota in Toscana dove ha realizzato diversi alberghi 5 stelle e realizzato infrastrutture nella zona di Pisa, ma spiegando che si trattava di una ipotesi. Bulgarella aveva reagito presentando una querela per diffamazione nei confronti di Condorelli e Giacalone. La Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione del procedimento nei confronti di Condorelli e Giacalone, con una articolata e approfondita motivazione. Ma Bulgarella ha presentato una opposizione. Ma il giudice Sala ha deciso di respingere l’opposizione e accogliere la richiesta di archiviazione del procedimento nei confronti dei due giornalisti. I due giornalisti del mensile S sono stati difesi dall’avvocato Marcello Montalbano del foro di Palermo. Montalbano ha fatto emergere il perfetto rispetto delle norme riguardanti la continenza dell’articolo e l’esistenza di verificate fonti che hanno sostenuto la stesura di quello che la Procura di Palermo e il gup hanno definito un reportage scritto nelle forme dovute e tutt’altro che diffamatorie, anzi, “prive di intento diffamatorio”. Fondato su atti giudiziari provenienti da diverse Procura come quelle di Roma, Palermo, Firenze e Trapani. Il reportage non gradito al Bulgarella, per pm e giudice ha rispettato i criteri fondanti l’esercizio legittimo del diritto di cronaca giornalistica: rilevanza pubblica della notizia, continenza espressiva e veridicità del fatto intesa questa come aderente al contenuto di provvedimenti giudiziari”. “Siamo soddisfatti della pronuncia – dicono Condorelli e Giacalone – in quanto ancora una volta viene riconosciuto al nostro lavoro giornalistico di cronaca e approfondimento anche investigativo , tutti i canoni della correttezza. Ringraziamo in particolare il nostro difensore avvocato Marcello Montalbano per averci difeso con la solita e nota professionalità anche di conoscitore della giurisprudenza sul diritto dovere di informare”. Questa è la seconda querela che l’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella perde nei confronti dei giornalisti Condorelli e Giacalone, anche nella precedente occasione Procura e giudice hanno riconosciuto il corretto esercizio nell’informare il lettore e questo accadde quando il mensile S affrontò con un altro reportage l’indagine fiorentina, coordinata dalla Procura antimafia di Firenze e dai carabinieri del Ros, che vide finire sotto inchiesta Bulgarella (che successivamente venne prosciolto) per presunti legami con la criminalità mafiosa.
(Nella foto il giornalista Rino Giacalone)