Il Comitato Internazionale di Ravensbrück, rappresentato oggi dalla seconda e terza generazione delle donne che sono state deportate in questo campo di concentramento femminile nazista, ha il compito di salvaguardarne la Memoria, ma perché questa memoria non resti relegata nella Storia ha il dovere di rendere attuali le voci delle testimoni ogni qualvolta, in qualunque parte del mondo, i diritti delle donne siano calpestati.
Per questo motivo il Comitato esprime la sua ferma condanna per i terribili accadimenti che si stanno verificando, da circa un mese, in Afghanistan nei confronti delle donne.
La significativa conquista di diritti degli ultimi 20 anni, dopo la caduta del precedente governo talebano, è stata annullata in pochi giorni.
Il precipitare degli eventi ha colto di sorpresa ma, il susseguirsi degli avvenimenti ha reso chiaro un disegno precostituito che non ha minimamente, e colpevolmente, preso in considerazione che il ritorno del talebani avrebbe avuto le donne come prime vittime di un nuovo oscurantismo.
La popolazione femminile si è vista improvvisamente negata l’ accesso allo studio e al lavoro, è stata reclusa in casa e obbligata al velo integrale per uscire solo accompagnata da un membro maschile della famiglia, con il fondato timore, per le ragazze e le giovani vedove, di essere costrette al matrimonio con un mujaheddin.
Le delegate del Comitato sostengono le donne afgane che, con grande rischio per la loro incolumità, manifestano e sostengono una resistenza civile contro il governo talebano forti delle conquiste ottenute negli anni precedenti a cui non intendono rinunciare. Ancora una volta assistiamo ad una guerra combattuta sul corpo delle donne.