Tema del film è la storia del Partito comunista italiano, a cento anni dalla sua fondazione, riletta attraverso il prisma del suo radicamento nel Paese e del suo ruolo nella storia d’Italia. Il film, prodotto dalla Fondazione AAMOD con il sostegno dell’Associazione Enrico Berliguer, scritto da Monica Maurer e lo storico Alexander Hobel – si avvale quasi integralmente di materiali del patrimonio AAMOD e segue l’evoluzione storica del PCI dal 1921 allo scioglimento, con particolare attenzione verso il partito nuovo delineato da Togliatti e ulteriormente sviluppato da Longo e Berlinguer.
La vicenda del partito di massa – con i suoi militanti, la presenza capillare delle sezioni, il giornale diffuso in decine di migliaia di copie, le feste dell’Unità, il lavoro politico tra gli emigrati – viene dunque riletta, evidenziandone il ruolo nelle occupazioni delle terre, nelle mobilitazioni operaie e nelle lotte per la democrazia e la pace, ma anche nel confronto col ’68 studentesco e col movimento femminista. Ne emerge il radicamento crescente del PCI nella società italiana, che culmina nei successi elettorali del 1975-76, scontrandosi però con forti controspinte reazionarie ed eversive e coi processi di ristrutturazione degli anni Ottanta, che contribuiscono a determinare la crisi del partito.
Note di regia
In un momento di profonda crisi della forma partito il nostro film CENT’ANNI DOPO mette in luce l’intenso rapporto del popolo comunista con il PCI, con la sua identità di partito di massa, radicato nelle città e nelle campagne in modo capillare con le sue sezioni. È questo che generava un senso di appartenenza, di sentirsi parte attiva di un progetto politico per un’Italia più democratica e più giusta.
Come in un viaggio nella memoria, abbiamo attraversato e rivissuto questa epopea politica iniziata cent’anni fa. Abbiamo riconosciuto e ricostruito, grazie al lavoro fatto con Alexander Höbel, i passaggi topici della storia del Partito comunista italiano, utilizzando esclusivamente le immagini conservate nell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico: un percorso cronologico in cui non mancano ellissi temporali (e quindi anche involontarie lacune) e momenti di evocazione di epoche diverse che coesistono negli spazi e nei tempi del film, grazie al narratore autorevole Aldo Tortorella che enuncia e focalizza l’intera storia.
Una risemantizzazione dei tantissimi materiali che abbiamo ricercato e selezionato al montaggio, arricchita dalla voce emica ed empatica di Sandro Casalini, attraverso cui si esprime il protagonista collettivo del racconto, e tematizzata dal disegno sonoro di Giuseppe D’Amato: ne è emersa una forma-flusso vivente in cui, attraverso i raccordi fra le diverse microstorie (ma non per questo piccole storie) e le diverse scene, dal bianco e nero al colore valorizzati dal lavoro di Mauro Vicentini, gli eventi sembrano svolgersi plasticamente nella loro drammaticità e nel loro impatto emotivo sotto gli occhi dello spettatore.
La consapevolezza del fatto che quella raccontata nel nostro film è ancora sangue vivo deIl’esperienza e dei percorsi di tante e tanti ci ha quasi obbligato a quel confronto costante all’interno dell’Archivio che ha reso questo film un vero e proprio lavoro collettivo.