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Caracas : Adios, Socialismo

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Il Venezuela è al bordo del baratro economico, Caracas è inondata dalle armi e da “los antisociales”, bande armate senza scrupoli che spadroneggiano in città in particolare nella zone labirintiche ed impenetrabili che circondano il centro. Nicolas Maduro ha deciso di usare il pugno duro, amplificando la tensione, facendo arrestare i suoi oppositori politici a pochi giorni dai negoziati messicani. Ed il socialismo chavista vacilla.

Siamo agli inizi di Luglio, Caracas è sconvolta da “tiroteos” (sparatorie) che da tempo non si vedevano a cosi alta intensità. Dalle colline e dai quartieri intorno alla città (las barrieadas), quelli che si trovano sulle colline intorno a Caracas si confrontano (utilizzo il presente perché l’operazione è tutt’ora in corso) bande criminali con i gruppi di sicurezza bolivariani del governo di Maduro. In particolare nella “Cota 95”, labirintico ed inaccessibile quartiere, sono asserragliati e pesantemente armati gli uomini più agguerriti e pericolosi delle bande criminali del “Vampi”, del “Garbis” e sopratutto di Carlos Luis Revete alias “El Koki”.

Come riporta il reporter venezuelano Román Camacho che si trovava al seguito con più di 3000 unità appartenenti ai differenti gruppi di sicurezza FAES, GNB e CICPC che sono intervenuti  negli scontri avvenuti durante la così detta “Operación Gran Cacique Indio Guaicaipuro”, “al terzo giorno sono state uccise dalle autorità più di 28 persone di cui 5 sono civili, a seguito di questa operazione c’è stato un intenso movimento di abitanti della zona, i quali, vedendo piovere proiettili dalle loro finestre hanno deciso di abbandonare la zona”. Tra gli esiti più gravi della situazione esplosa a Caracas oltre all’imprevedibilità degli eventi ci sta lo scoppio di un nuovo flusso di migrazione che spinge le persone, allo stremo delle forze, ancora una volta lontano dalla città. L’utilizzo di armi da fuoco è stato intenso “tanto quanto una zona di guerra attiva”, dice il reporter.

Per capire la gravità della situazione basti pensare che il Governo è stato costretto ad utilizzare elicottero per far volare biglietti in cui chiedeva alle persone di unirsi all’”operativo”, ai criminali di consegnarsi dando loro un salvacondotto : “Es contigo, si formas partes de las bandas criminales del Vampi, Koki y el Davis – si quieres aejar la vida criminal acude al centro policial mas cercano, alla te vamos a prestar toda la atencion para qui te reinsertes a la vida social – solo tiene qui mostrar este salvaconducto”, recita il pamphlet lanciato dagli elicotteri.

Non è la prima volta che cosi detti “antisociales” scatenano l’inferno per i quartieri più arroccati di Caracas, quelli in cui anche le forze di sicurezza fanno fatica ad entrare, anzi hanno proprio un “veto”.

Questa volta però, a pochi giorni dai negoziati tra l’opposizione ed i chavisti, Nicolas Maduro ha sfruttato l’occasione tumultuosa per sferrare attacchi furiosi contro la stessa opposizione con la quale, da li ad un mese, si sarebbe seduto allo stesso tavolo negoziale. A metà luglio, sedata la rivolta in città, il servizio di sicurezza interno ha provato a mettere a segno un colpo da manuale, riuscendoci a metà; Juan Guaido, leader dell’opposizione e Freddy Guevara suo braccio destro, vengono fermati entrambi da due commandos del SEBIN (il servizio segreto bolivariano) cercando di sequestrarli, il primo riparando nel suo blindato riesce a fuggire, il secondo invece no e viene portato nel temibile carcere detto “Helicoide”. Freddy Guevara rimane in stato di arresto, senza conoscerne “status sanitario e legale” per un mese, fino allo scorso Agosto, quando viene liberato da Nicolas Maduro e costretto a rilasciare delle dichiarazioni molto ambigue relative ad una possibile apertura dell’opposizione al Governo di Maduro. Effettivamente quello che accade è proprio quanto espresso da Freddy Guevara, l’opposizione accetta di sedersi al tavolo del negoziato a Città del Messico.

Dalla metà di Agosto ad oggi i negoziati, ai quali prendono parte il figlio di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez e il temuto Alex Saab non hanno portato a grandi accordi se non quello importante e senza precedenti della futura prossima partecipazione dell’opposizione alle elezioni regionali di fine novembre. A cambio della promessa data dal Presidente del Venezuela Nicolas Maduro di elezioni “democratiche e libere” l’opposizione si impegnerà a far pressione, in particolare sulle cancellerie occidentali, per far togliere o quanto meno alleggerire le pesanti sanzioni internazionali che colpiscono numerosi membri del Regimén, beni statali tra cui anche la flotta petrolifera della PDVSA e ogni transazione economica fatta da e verso il Venezuela.

Altra nota particolare che sta cambiando le “modalità” politiche in Venezuela è la cosi detta “ley antibloqueo” approvata da Maduro a fine Ottobre 2020 e quanto ne sta derivando nel mercato economico interno del paese. Legge approvata a fine ottobre dell’anno passato grazie alla quale, in bando alle sanzioni imposte in particolare dagli Stati Uniti, il governo chavista è in grado di sostenere aperture al settore privato di alcuni asset strategici del paese, come ad esempio le società petrolifere, sta facendo “barcollare” il monolite socialista voluto da Hugo Chavez. Con l’80% della popolazione in condizioni di povertà estrema, una inflazione al 2000% e 5.5 milioni di venezuelani espatriati Nicolas Maduro potrebbe aver compreso che l’unica via per salvare il Paese, e le sue tasche, è l’avvio della privatizzazione delle imprese nazionali, in particolare quelle alimentizie.


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