Le bombe atomiche sganciate dagli USA sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki il 6 e il 9 agosto del 1945, 76 anni fa, sono uno di questi, perché hanno segnato il passaggio mostruoso delle possibilità distruttive dell’uomo. La ricerca scientifica è stata piegata alla produzione della morte e le decine e decine di migliaia di persone uccise immediatamente e poi per lunghi anni successivi ne sono state la conseguenza. Ho trovato sempre inaccettabili i tentativi di giustificazione, anzi un disprezzo per le vittime, a partire da chi è rimasta solo l’ombra e di tutte le altre innumerevoli colpite con esiti impressionanti sui loro corpi. È stato un crimine contro l’umanità l’annientamento delle popolazioni inermi di due città: dai bambini che quella mattina del 6 agosto alle 8:15 a Hiroshima si recavano a scuola, agli operai che alle 11:02 del 9 agosto lavoravano nelle fabbriche di Nagasaki. Da allora per decenni c’è stata una corsa sfrenata agli armamenti nucleari soprattutto da parte delle due potenze di USA e URSS, nel mondo diviso in due blocchi: si è parlato per anni dell’equilibrio del terrore, fondato cioè sulla paura reciproca; padre Balducci scrisse che paradossalmente l’umanità è stata sorvegliata dalle “sentinelle atomiche”. Ho vissuto l’esperienza di grande coinvolgimento e commozione di essere parte di una piccola delegazione del Centro Balducci nella partecipazione nel 2005 al 60° anniversario di questo crimine contro l’umanità.
Il Centro ha cercato di porre sempre attenzione alla memoria storica e ha invitato anche i testimoni di Hiroshima e Nagasaki, gli hibakusha (sopravvissuti), fra cui Suzuko Numata di Hiroshima. Partecipare in queste due città martiri alla memoria con i testimoni presenti è stata un’esperienza indelebile. Tra le altre situazioni nel parco della memoria di Hiroshima colpisce il monumento a Sadako Sasaki e con lei a migliaia di bambini vittime: è morta a soli 12 anni per la leucemia causata dalle radiazioni della bomba; era sopravvissuta all’esplosione e poi aveva costruito da malata con le sue mani mille gru di carta per auspicare la pace nel mondo. Nel parco della memoria di ambedue le città è presente in modo eloquente l’acqua per ricordare le decine di migliaia di vittime che la imploravano negli spasmi della morte mentre i loro corpi bruciavano. Negli anni ci sono stati trattati per la non proliferazione e per la riduzione delle armi nucleari, ma con grave preoccupazione si evidenzia che ad oggi nel mondo sono presenti circa 14.200 armi atomiche con gli USA al primo posto e la Russia al secondo. Nel luglio 2017 l’ONU ha votato un trattato contro le armi nucleari sottoscritto da 122 Paesi. Il 22 gennaio 2021 al termine dei 90 giorni previsti dopo la cinquantesima verifica il Trattato è diventato giuridicamente vincolante per tutti i Paesi che l’hanno firmato: rende illegale l’uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisto, il possesso, l’immagazzinamento, installazione e il dispiegamento di armi nucleari. Il nostro Paese non ha firmato il trattato, quindi non ha potuto successivamente ratificarlo. Fra i primi firmatari c’è invece la Santa Sede. In Italia nelle basi di Aviano e di Ghedi sono presenti una quarantina di ordigni nucleari (B61).
Nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12). Il nostro Paese si è impegnato ad acquistare 90 cacciabombardieri F35 per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i costi di manutenzione e quelli relativi alla loro operatività. Si pensa immediatamente ad investimenti alternativi per la salute, la scuola, il lavoro, i servizi sociali. Che il nostro Paese non abbia firmato il Trattato ONU è sconcertante, come lo è la scarsa sensibilità nelle Chiese: in quante se ne parla? Eppure ci sono stati pronunciamenti importanti e forti da parte del Magistero. Eccone alcuni. Nel 1963 Papa Giovanni XXIII nell’enciclica Pacem in Terris ha affermato che pensare che la guerra possa essere utilizzata come strumento è “alienum a ratione” cioè una pazzia, fuori dalla razionalità umana. Nel documento del Concilio Vaticano II “Gaudium et spes” si afferma che ogni guerra che mira indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti è “delitto contro Dio e contro la stessa umanità”. Papa Francesco ad Hiroshima il 24 novembre 2019 ha parlato di «un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro della nostra casa comune. L’uso è immorale come anche il possesso». In queste gravi e decisive questioni è sempre richiesta la rivoluzione culturale, etica, politica e spirituale. Non si può vivere come se i crimini di Hiroshima e Nagasaki non ci siano stati, come se le armi nucleari non continuino ad essere una terribile minaccia di distruzione e di morte e per la loro costruzione una sottrazione inaccettabile di risorse all’attenzione, alla premura e alla cura per l’umanità e l’ambiente vitale.
Come avviene da diversi anni, ci si troverà il 9 agosto alle ore 10 per un sit-in davanti alla base USAF di Aviano a favore del disarmo nucleare evidenziando soprattutto che la corsa agli armamenti sottrae risorse alla salute pubblica, alla scuola, alla ricerca, al lavoro, alla salvaguardia dell’ambiente, alle attività socialmente utili.
Fra i promotori: Beati i costruttori di pace, Centro E. Balducci, Emergency, ANPI, Bilanci di giustizia, Rete DASI Fvg