Non glielo ricordate, altrimenti potrebbe persino arrabbiarsi, ma il nostro Sigfrido Ranucci fa sessanta e non possiamo esimerci dal fargli gli auguri. Sigfrido è un amico, uno di noi, un giornalista-giornalista, con la schiena dritta e la testa alta, scuola Morrione, sempre pronto a battersi per la verità e la giustizia e certo non intimorito dalla raffica di querele e accuse, per lo più temerarie, che è solito subire per via del suo lavoro. Report, del resto, è una trasmissione speciale, una perla rara nel contesto dell’attuale servizio pubblico, un gioiello informativo che ha contribuito a far luce su molte vicende torbide e un esempio di rettitudine morale in una stagione nella quale il giornalismo italiano, per usare un eufemismo, non sempre dà il meglio di sé.
A Sigfrido va riconosciuto non solo il coraggio delle sue idee ma anche una coerenza di fondo che lo induce a non compiere alcun favoritismo. Report non lavora al servizio di alcun partito, di alcuna lobby, di alcun centro di potere. Lavora al meglio nell’interesse dei cittadini, restituendo dignità alla nostra professione e riscuotendo un notevole successo di pubblico.
Anche i più acerrimi nemici, volenti o nolenti, sono infatti costretti a riconoscergli una qualità senza pari, e le polemiche che spesso seguono alle puntate di Report risultano il più delle volte strumentali, montate ad arte da chi non è in grado di rispondere nel merito e cerca di buttarla in caciara per nascondere la propria debolezza argomentativa.
I migliori auguri a Sigfrido per questo significativo traguardo, in attesa di rivederlo presto in onda e di tornare a indignarci di fronte a storture, indecenze e vergogne che senza il prezioso lavoro della sua redazione difficilmente verrebbero alla luce. Perché a questo serve il giornalismo: a creare coscienza civica, ad alimentare lo spirito critico, a trasformare la rabbia dei singoli in un processo di costruzione collettiva e a rendere migliore una politica che, nel nostro Paese e non solo, negli ultimi anni ha smarrito ogni credibilità.
Sosteneva Enzo Biagi che ha volte si ha il dovere di non piacere. Report a determinati poteri non piace per nulla: anche per questo noi continueremo a guardarlo.
Iscriviti alla Newsletter di Articolo21