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Passa da Kabul l’autoritaria “Via della seta”

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L’ex presidente Ghani: “Ho lasciato il mio paese per evitare un bagno di sangue!” In compenso ha fatto come Paperone: un bagno, ma di dollari, dentro l’elicottero della fuga. Un uomo dal doppio passaporto, vissuto a lungo negli USA, rappresenta il succo della debolezza delle democrazie nel mondo: la corruzione come ragione di vita politica. La lobby degli armamenti dava all’Afghanistan milioni di dollari in armi che i soldati vendevano al mercato nero. Trump ha semplicemente favorito la lobby delle costruzioni, dirottando i fondi statali, dalle armi verso gli appalti in USA. La scelta di Biden ha ribadito la linea del suo predecessore, per rilanciare l’economia USA post Covid. Nessuno ha mai creduto nella possibilità di esportare la democrazia nel mondo. La fuga da Kabul  era ovvia.

Come la classica “gallina che ha fatto l’uovo” la Cina ha “riconosciuto” il nuovo governo Talebano, subito. Probabilmente il nuovo governo era da tempo “conosciuto” ai cinesi, in quanto finanziatori di opere nell’area, come di tanto altro. I russi sono stati un poco più diplomatici, nel non chiudere l’ambasciata a Kabul, hanno comunicato che riconosceranno il futuro governo in base al rispetto che i Talebani avranno della popolazione e degli stranieri. Russia e Cina gongolano della sconfitta occidentale e credono che i Talebani lotteranno il traffico di droga, ben tollerato sin qui.

Guardando dal satellite questa parte dell’Asia si vede che il tragitto della fortemente voluta “via della seta” attraversa stati non democratici o autoritari: Cina, Afghanistan, Iran, Iraq, Turchia. A questo si aggiunge che in Europa prevalgono “uomini forti”, che già governano nazioni aderenti all’UE o che le vorrebbero guidare. La fuga da Kabul rafforza un’opinione ormai diffusa: solo una democrazia vera ed onesta è meglio dell’autoritarismo. Speriamo di vedere qualche esempio valido.


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