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Maurizio Landini, l’anima del sindacato

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Auguri a Maurizio Landini per i suoi sessant’anni. Un abbraccio di cuore al segretario della CGIL per la sua vita ricca di battaglie: come operaio, come sindacalista della FIOM, come protagonista di una delle più importanti stagioni di lotta che si ricordino nella storia del sindacato e, infine, come leader della più grande organizzazione dei lavoratori presente nel nostro Paese.
Auguri a una personalità che incarna, con la sua storia e il suo vissuto, l’anima stessa del sindacato. Nessuno, infatti, gli ha mai regalato nulla, il rispetto se lo è dovuto conquistare giorno dopo giorno, sciopero dopo sciopero, battaglia dopo battaglia, rivendicazione dopo rivendicazione, fino a conquistate i vertici di una CGIL piegata dalle tante crisi degli ultimi anni ma ancora coraggiosa e combattiva.
Certo, non è semplice scendere in piazza nella stagione del distanziamento, delle mascherine e dei divieti legati alla pandemia; fatto sta che quando si parla di diritti, almeno Landini c’è sempre stato e c’è tuttora.
Qualcuno, probabilmente, lo vorrebbe vedere più barricadero, specie al cospetto delle ultime tragedie legate alle morti sul lavoro di operaie e operai vittime di macchinari mal funzionanti, il più delle volte per via di un cinico calcolo aziendale che ha preferito il profitto alla tutela della vita dei lavoratori. C’è, inoltre, chi gli rimprovera di essersi imborghesito e chi è arrivato addirittura a tacciarlo di essere “filo-governativo”, senza evidentemente rendersi conto di quali enormi responsabilità gravino sulle spalle di un uomo che gestisce un’organizzazione di quella complessità, oltretutto in una fase di licenziamenti a gogò e disuguaglianze sociali crescenti.
Landini, in realtà, non è cambiato. Non lo ha cambiato la notorietà, non lo hanno cambiato gli incarichi prestigiosi, non lo hanno cambiato gli anni, le vittorie e le sconfitte. Al fianco dei lavoratori oggi come sempre, siamo certi che lo ritroveremo in piazza, in autunno, a rivendicare diritti e dignità, futuro e prospettive per tutte e per tutti, contro il nuovo statuto del mondo che, di fatto, considera le persone alla stregua di oggetti e ritiene chiunque sacrificabile in nome di un presunto progresso che, al contrario, altro non è che la peggiore forma di ingiustizia e di regresso.
A Maurizio Landini giunga, dunque, il nostro abbraccio. La sua bandiera, quella della dignità del lavoro, quella rossa della CGIL e della FIOM, quella dell’inclusione, dell’accoglienza e del sacro rispetto per gli altri, è ancora alta, nonostante qualche errore e qualche piccola sbandata. Del resto, parliamo di un essere umano, cosciente di essere fallace e, a differenza di altri, capace di riconoscere i propri sbagli e di cambiare rotta quando è necessario. Virtù abbastanza rare al giorno d’oggi.

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