A cominciare da un semplice esempio: come poteva valere lo slogan #iorestoacasa per le persone che una casa non l’hanno? Per le persone – tante – che vivono ai margini delle città, per gli “invisibili” la pandemia è stata – è -, una vera e propria trappola.
Come hanno vissuto i senza dimora durante il lockdown?
Un dialogo accompagnato dalla prefazione scritta da Gherardo Colombo; una conversazione che induce a “sollevare lo sguardo impaurito guardando oltre noi stessi”.
Una linea di continuità che viene tracciata tra l’intervistato, il tema della “intervista lunga” racchiusa in questo pamphlet pubblicato da Edizioni Terra Santa (Ets) che rappresentano, di fatto, il centro editoriale della Custodia di Terra Santa in Italia. Una casa editrice fondata nel 2005 che ha raccolto l’eredità del Centro Propaganda e stampa che già nel 1910 a Milano dava voce all’esperienza francescana nei luoghi sacri.
Cento pagine in cui Ripamonti affronta anche il tema delle frontiere: “Come una soglia, un ponte che collega varie realtà, culture, persone”.
Come diceva papa Francesco ai giovani durante la Giornata mondiale di Cracovia nel 2016: “Abbiate il coraggio di insegnarci, abbiate url coraggio di insegnare a noi adulti che è più facile costruire ponti che innalzare muri! Abbiamo bisogno di imparare questo. E tutti insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della fraternità”.
La sfida, oggi più che mai, di uscire dalla logica del muro che isola, che difende, ma che non riesce a proteggere da tutto.
La pandemia l’ha ampiamente dimostrato.
La difesa del Sistema Sanitario Nazionale con i suoi principi di universalità, uguaglianza ed equità: con lo sguardo al passato in cui questo stesso sistema sanitario sul territorio costruiva anche comunità.
Chiara Tintori solleva anche il quesito della condivisione delle conoscenze scientifiche per una ricerca che attenui gli attuali squilibri non solo economici ma anche degli ecosistemi che noi stessi abbiamo generato.
La pandemia per Ripamonti ha evidenziato la crisi della cura della persona: in particolare la cura degli anziani e delle persone con disabilità e la crisi endemica di “genere” rispetto alla condizione della donna in Italia con una conciliazione dei lavori domestici non retribuiti, la cura della famiglia e le professioni da remoto.
Il peggio del peggio poi sono state situazioni di donne in condizioni di marginalità oppure madri migranti sole e impossibilitate, tra l’altro, a garantire una didattica a distanza ai figli per mancanza di soldi.
Siamo immersi nella trappola del virus e Ripamonti – medico e gesuita – ricorda: “Siamo persone vulnerabili. Tutti. Siamo vulnerabili come ci ha ricordato – ricorda – il virus. Ma la sfida vera non è vincere la vulnerabilità – questa è la vera trappola secondo l’intervistato -, ma abitare questo mondo insieme, da vulnerabili”.