Mansoor, lo chiameremo così per motivi di sicurezza, è un giovane giornalista e blogger, padre di due bambini di quattro e sei anni, che non ha mai risparmiato dure critiche al regime dei taleban. Fino a ieri lavorava presso l’ufficio governativo dell’Alto Consiglio per la conciliazione e la pace in Afghanistan, un incarico per il quale oggi non si sente al sicuro: Mansoor è deciso a partire, teme fortemente per l’incolumità della sua famiglia.
I taleban sono a caccia di persone presenti sulle loro liste nere E’ vero?
Sì, in questo momento stanno procedendo al riconoscimento di tutti coloro che hanno lavorato con il governo. Non faranno loro nulla almeno per adesso che l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è concentrata sul Paese, ma credo che li cattureranno o uccideranno dopo che si insedierà il nuovo governo.
Le scene in tv mostrano cittadini in preda al panico. Come fate a procurarvi provviste, medicine?
Abbiamo molta paura, ma questo non ci impedisce di uscire dalle nostre case per procurarci i beni di prima necessità. Fra di noi ci diciamo che prenderemo il nostro sangue fra le mani e usciremo per fare ciò che ci è necessario. Temo per le mie sette sorelle, ma soprattutto per le più piccole che non sono sposate, i taleban stanno cercando le giovani figlie per darle in matrimonio dietro minaccia. Il mondo deve sapere quello che stiamo vivendo, vogliamo che non ci dimentichi. La comunità internazionale intervenga, creando le condizioni per dei corridoi umanitari».
Cosa si aspetta adesso per il suo Paese?
Non so cosa accadrà, ma in questi vent’anni anni non abbiamo avuto un leader responsabile e questo è il risultato. Da ultimo il presidente Ashraf Ghani è fuggito lasciando un intero Paese alla deriva.
Cosa si sentirebbe di rispondere al presidente al presidente Joe Biden che ha dichiarato di non voler combattere una guerra che gli stessi afghani si rifiutano di combattere?
Il discorso di Biden fotografa la realtà ma gli americani hanno fatto del nostro territorio un campo di battaglia per procura e ci hanno usati come mercato nero, hanno sostenuto un governo corrotto e nonostante fossero consapevoli di tutto ciò, non hanno fatto nulla per fermare queste persone. Ci hanno abbandonati in una situazione senza speranza. Ho studiato per diciannove anni con l’intento di servire la mia nazione ed ora mi sento costretto a lasciare la mia patria che amo.
Fonte: Avvenire