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In carcere da 8 mesi giornalista bielorussa. Voleva aprire un canale televisivo alternativo

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La giornalista bielorussa Kseniya Lutskina è in carcere da 8 mesi. Ha un tumore al cervello e le condizioni della sua salute stanno peggiorando: ha costantemente dei fortissimi mal di testa, negli ultimi due mesi va avanti ad antidolorifici e il medico le ha prescritto riposo a letto.

Kseniya Lutskina è stata arrestata insieme agli altri membri dell’associazione giornalistica indipendente Press Club Belarus il 22 dicembre 2020. Dopo quasi otto mesi di detenzione i suoi colleghi hanno firmato la richiesta di grazia a Lukashenko e si sono impegnati a risarcire i danni per la presunta evasione fiscale (complessivamente 70mila euro). Sono stati rilasciati nei giorni scorsi, mentre Kseniya non ha voluto chiedere grazia per un reato che non ha commesso. Il procedimento penale per l’evasione fiscale nei confronti di Press Club Belarus è stato archiviato, ma le autorità ne hanno aperto un altro nei confronti di Lutskina.

In agosto 2020 Kseniya si è licenziata dalla tv di stato BT dove aveva lavorato per 15 anni. Voleva aprire un canale televisivo alternativo. Ha aderito al Consiglio di Coordinamento (organo di autogestione formato dalla società civile bielorussa per favorire la transizione del potere in seguito alle elezioni presidenziali truccate) e ne era la responsabile delle pubbliche relazioni. Probabilmente è questo il vero motivo dell’accampamento delle autorità nei suoi confronti.

Kseniya Lutskina ha un figlio di 11 anni che ora sta con i nonni. Ogni giorno chiede quando tornerà la mamma, ma i nonni non sanno rispondere: le autorità hanno ripetutamente negato al padre di Kseniya la possibilità di visitare la figlia, il suo avvocato ha firmato il patto di segretezza e la corrispondenza dal carcere arriva con il contagocce, anche se lei scrive tanto e regolarmente.

Nel 2012 Kseniya aveva già subìto un intervento chirurgico per lo stesso problema. Un tumore era stato rimosso con successo, un altro invece era impossibile da asportare. Fino all’arresto grazie ai controlli periodici e lo stile di vita adeguato le sue condizioni erano stabili, ma durante i mesi della detenzione il tumore ha cominciato a crescere.

Fonte: la testata indipendente Nasha Niva


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