Piera è stata una folgorazione. Ho amato il suo talento vivo, sempre rigenerante, capace di sbalordire con la sua voce poetica e inconfondibile.
Sulla scena e non, era sempre a cercare, ne aveva la vocazione. Era un vulcano staripante di intelligenza, eloquenza, esperienza, sperimentazione. Lavoravamo insieme a Siracusa quando Manuel Giliberti, autore del libro “Bravo lo stesso” interamente dedicato a lei, mi chiamò per affidarmene alcune parti da leggere nelle varie presentazioni che si stavano programmando.
Da allora porto tatuata sul cuore una riflessione di Piera, preziosa e fertile Io penso che l’attore abbia un compito nella vita, arduo ma splendido: quello di consolare. Consolarci dei nostri lutti, degli abbandoni, delle malattie, della vecchiaia e della morte.
Può consolare facendo ridere, come Totò; ma deve riuscire ad entrare come faceva lui nelle profondità linguistico-ripetitive e distorte delle sue parole. O come Eduardo che, avendo raggiunto quella profonda conoscenza di sé, poteva “consolare” anche solo esibendo la propria persona, in maniera quasi impudica.
Per essere attori, quindi, non mi sembra sufficiente la bella dizione, la bella voce, la disinvoltura, l’elegante quanto “narcisistico porgere”, ma calarsi nel proprio buio per risalire, poi, portandosi alla luce.
Ecco questa era Piera Degli Esposti, la donna e l’attrice fuori dal comune che cercava più di ogni cosa l’affetto di tutti.
La voglio ringraziare per quello che ci ha regalato e per l’affetto e la stima che mi ha sempre dimostrato. La voglio ringraziare dicendole:
Dove ti trovi Piera?
Non turbarti. È perfetto così.
Il tempo non scorre più come prima, hai la percezione di essere in diversi luoghi contemporaneamente?
Hai la percezione di interagire dentro realtà molto diverse, simultaneamente come facevi sulla scena?
Eppure credimi rimani lì, ferma, immobile (in apparenza) dico in apparenza, perché la realtà è ingannevole.
Ti sembra che non siano più i giorni a scorrere, ma secoli interi di accadimenti, esperienze, comprensioni…
È esattamente così.
Non avere fretta di comprendere, ma continua a cercare.
Abbi fiducia, semplicemente.
L’ignoto non è poi così misterioso perché è sempre stato una parte di te Piera mia.
È una parte di te che è sempre esistita.
Allora aggrappati a questo, e abbi fede in questo.
Quindi concediti di conoscerti come per la prima volta, di scoprirti, di ricordarti.
Va bene così.
Ci vuole pazienza.
Eppure, qualcosa dentro sarà estremamente calmo. Estremamente stabile.
Ti sembrerà nuovo, ti sembrerà difficile, ma non lo è affatto. Sai già come fare. L’intuito è la tua mappa anche in questo nuovo sentiero.
Sii sempre buona con te.
Ecco lascia fare. A te.
Sta già accadendo.
Ti sento incoraggiarmi
sulla scena di questa vita da cui coraggiosamente sei saltata.
Coraggiosamente sei saltata!
Nell’acqua profonda.
Salta e affidati cocca mi hai detto.
Oggi dico io, lascia andare,
connettiti con la parte di te pura, innocente, idealista, fiduciosa e lasciala Agire.
Credimi quando ti dico che quell’anello amato che mi hai sfilato dal dito, durante quella cena in terra di Sicilia, ti porterà diretta dove vuoi andare.
Molla la presa.
Non è fatalismo
Non è irresponsabilità.
C’è un luogo nuovo per te, ma è sempre qui.
Sorridi con tranquillità.
L’ Universo ti ha già preso in braccio, mentre tu forse credi di essere sola.
Nel limbo dell’anticonformismo in cui sei sempre stata, ora c’è tutta la tua Anima entusiasta e irriverente.
È appena nata. E nascerà ancora. Nascerà mille volte. In questa esperienza terrena la tua, è stata una incarnazione amplificata.
Farai esperienza oltre i limiti dell’illusione,
oltre i parametri umani della tua immensa sensibilità.
Hai cambiato frequenza Piera, ti stai collegando al parco giochi della tua Divinità.
E non avrai più voglia di pensare,
di recitare, né tantomeno di capire.
Perché non ne avrai bisogno.
Lascia fare a Te.