Oggi 2 agosto a Bologna si torna in corteo per ricordare la Strage con il minuto di silenzio annunciato dai fischi del treno alle 10,25 in memoria delle persone assassinate da una bomba neofascista. Il corteo che si snoderà da piazza Nettuno alla Stazione passerà su 85 “Sanpietrini della memoria” con i nomi delle vittime. Le pietre d’inciampo sono state posate a perenne ricordo di che perse la vita durante la Strage..
Sono trascorsi quarantun’anni da quel giorno: 2 agosto 1980, quando un commando neofascista composto da Francesca Mambro, Valerio Fioravanti, Luigi Ciavardini (condannati definitivamente), Gilberto Cavallini (condannato in primo grado all’ergastolo con sentenza del 9 gennaio 2020) appartenenti ai NAR, alle ore 10,25 fecero esplodere nella Stazione di Bologna una bomba di 23 chili di esplosivo (Tritolo, Coupound B, Nitroglicerina), causando la morte di 85 persone tra cui 5 bambini: Manuela Galèon (11 anni), Kai Mader (8 anni), Sonia Burri (7 anni), Luca Mauri (6 anni) e Angela Fresu (3 anni) e 216 feriti.
Una Strage che ha ferito per sempre le famiglie coinvolte, l’intera città, la giustizia sociale per la quale migliaia di italiani, donne e uomini, sacrificarono la loro vita per liberare il Paese da nazisti e camice nere, una ferita che ha segnato per sempre la nostra Democrazia.
L’Italia dal 2 agosto 1980 non sarà più la stessa. Gli italiani negli anni hanno reagito e mai dimenticato. Ancora una volta sono stati i cittadini e non le Istituzioni a fare la differenza. La tenacia, prima di Torquato Secci poi di Paolo Bolognesi e di tutta l’Associazione dei famigliari delle vittime del 2 agosto (così è stato per tutte le stragi non ultima quella dell’Itavia, l’aereo civile con 81 persone a bordo abbattuto il 27 giugno 1980 sul mare di Ustica) e di uno sparuto gruppo di magistrati che hanno continuato a scavare negli archivi dove tutto era scritto ma solo nel 2014 dopo la desegretare gli atti della Strage sono diventati consultabili, quando i più avrebbero voluto archiviare mettendo sopra alle stragi, a tutte le stragi, una pietra tombale. Quella tenacia ha fatto sì che venisse scoperchiato il “vaso di Pandora”, il comun denominatore delle stragi neofasciste: la presenza in contemporanea di depistaggio, disinformazione e l’esistenza del rapporto tra neofascisti, servizi segreti e criminalità organizzata.
A distanza di quarantun’anni a Bologna si stanno processando i presunti mandanti e finanziatori dei NAR colpevoli della Strage: il capo della Loggia massonica P2 Licio Gelli (già condannato definitivamente per depistaggio con gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte e il faccendiere nonché collaboratore del SISMI, Francesco Pazienza), il suo braccio destro Umberto Ortolani, il capo dell’ufficio Affari riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato e il direttore del settimanale “Il Borghese”, senatore prima del Msi poi di Destra Nazionale Mario Tedeschi, nel frattempo tutti deceduti.
Durante il processo la clamorosa deposizione dell’ex moglie di Paolo Bellini (primula nera dei NAR poi killer per la ‘ndrangheta) accusato di essere il quinto uomo del commando che ha messo la bomba alla Stazione. Maurizia Bonini ha riconosciuto l’ex marito in un’immagine girata casualmente da un turista svizzero qualche minuto prima dello scoppio della bomba.
“E’ mio marito si vede dalla fossetta nella parte bassa del video, aveva i capelli più indietro, ma è lui. Non credevo che avesse fatto una cosa del genere”, ha dichiarato al giudice. Poi ha ammesso di aver mentito nel fornirgli l’alibi quando, sotto giuramento, nel 1983 disse che il 2 agosto 1980 Bellini, alle 9,30, era con lei a Rimini.
“Pensavo che lo volessero incastrare” così si è giustificata. Lo fece anche per paura: chi parlava con Mambro e Fioravanti non aveva scampo.
Importanti risultati che allontanano sempre più la pista palestinese dalla Strage, strategia portata avanti da un’informazione che vorrebbe allontanare la verità.
Questo processo come il precedente che ha visto la condanna all’ergastolo di Cavallini, dimostra, se mai ce fosse stato bisogno, che la Strage è neofascista come tutte quelle avvenute nel nostro Paese.
Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Come ha denunciato il presidente Bolognesi: dal 2004, nonostante la legge 206 che riconosce alle vittime di terrorismo il dovuto “risarcimento”, mai ricevuto a causa della resistenza dell’Inps che considera la cifra complessiva esorbitante, eludendo il fatto che al momento dell’approvazione della 206 i “risarcimenti” erano stati finanziati. Nel frattempo è stato presentato un nuovo disegno di legge per tentare di sboccare la situazione. Definire tutto questo vergognoso è poco.
Si potrebbe concludere con parole di speranza: la Giustizia trionferà e la Verità verrà a galla.
Dedico, invece, queste ultime righe ai due leader del centrodestra: Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini della Lega che quotidianamente intervengono su tutto nei giornali e tg, e che negli anni, come ha recentemente raccontato “Report” di Sigfrido Ranucci, non c’è stata manifestazione di piazza organizzata dai loro partiti e movimenti che si identificano nella loro idea di società, che, invitati o non, hanno visto la partecipazione di organizzazioni di estrema destra come Forza Nuova e CasaPoud, i fascisti del terzo millennio.
Invito l’onorevole Meloni e il senatore Salvini ad esprimersi di fronte al popolo italiano sulla Strage del 2 agosto 1980 in questa giornata di memoria invece di volgere la testa dall’altra parte come sempre hanno fatto.