Le prove esistenti non dimostrano che Frontex abbia direttamente eseguito respingimenti alle frontiere, ma era a conoscenza di violazioni dei diritti umani e non ha agito tempestivamente ed efficacemente per porvi fine. Questi i principali risultati emersi dalla “Relazione sull’indagine conoscitiva su Frontex relativa alle presunte violazioni dei diritti fondamentali” presentata il 15 luglio dal Frontex Scrutiny Working Group (FSWG). Il gruppo di europarlamentari guidato dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo era stato creato a febbraio 2021 per portare avanti un’inchiesta sull’operato dell’Agenzia europea delle frontiere e il suo presunto coinvolgimento in respingimenti illegali di migranti e richiedenti asilo alla frontiere esterne dell’Unione.
Sono mesi che intorno a Frontex si concentra l’attenzione di diversi attori istituzionali che ne hanno vagliato l’operato e la gestione finanziaria, dalla Corte dei Conti Europea , all’Ufficio europeo per la lotta antifrode , al Mediatore europeo. Ad aprile il PE, nel suo ruolo di controllo sul bilancio dell’Unione, aveva deciso di rinviare l’approvazione del bilancio del 2019 dell’Agenzia. Oltre alle istituzioni, anche la società civile ha da tempo nel mirino Frontex: da ultimo, a seguito di una causa presentata da due richiedenti asilo, le organizzazioni Front-lex , Progress Lawyers Network e Greek Helsinki Monitor hanno intrapreso per la prima volta un’azione legale contro l’Agenzia presso la Corte di giustizia europea. Nella querela, come riporta Redattore Sociale , Frontex viene accusata di non aver adempiuto ad uno dei suoi compiti costitutivi: il monitoraggio alle frontiere esterne. Nonostante siano gli stati membri a decidere riguardo i rimpatri avendo loro la responsabilità della gestione delle proprie frontiere, Frontex dovrebbe fornire un monitoraggio costante del loro operato garantendo il rispetto e la protezione dei diritti fondamentali.
Nel report presentato in sede parlamentare a Bruxelles dal FSWG emergono “carenze nei meccanismi di monitoraggio dell’Agenzia nel segnalare e valutare la situazione dei diritti fondamentali”. Si legge inoltre che il Direttore esecutivo, Fabrice Leggeri, non avrebbe coinvolto tempestivamente il responsabile dei diritti fondamentali e il Forum Consultivo – organismo che riunisce istituzioni e organizzazioni della società civile per fornire supporto all’Agenzia in materia di diritti fondamentali – ignorando più volte le loro richieste.
In occasione della presentazione del report al PE, l’eurodeputata Roberta Metsola (gruppo del Partito popolare europeo) presidente del gruppo di lavoro, dopo aver sottolineato l’importanza di Frontex in quanto agenzia europea, ha messo in evidenza che ci sono state lacune a partire dalla scarsa collaborazione tra stati membri, Commissione UE e l’Agenzia stessa.
Più severi i toni dell’’eurodeputata Tineke Strik (gruppo dei Verdi), incaricata di redigere il report finale e molto attiva in questi quattro mesi di indagine. Strik ha dichiarato che l’Agenzia deve cambiare passo e che le attuali operazioni in Ungheria e in Grecia devono essere immediatamente riviste. Insieme ad altri suoi colleghi, Strik ha anche sollevato dubbi sulle capacità dell’attuale gruppo dirigente nel mettere in pratica i suggerimenti e le raccomandazioni presentate dal FSWG.
Durante la presentazione del report sono emerse divergenze di opinioni su Frontex da parte degli europarlamentari: da un lato coloro che ne sostengono l’importanza, e dall’altro coloro – soprattutto la sinistra europea – che giudicano Frontex e il suo attuale staff inadeguato e incapace di adempiere ai suoi compiti. Tuttavia, alla luce del fatto che il report ha dimostrato che le violazioni di diritti fondamentali sono avvenute e che Frontex ne era a conoscenza, tutto il FSWG ha sottolineato che è fondamentale continuare un lavoro di inchiesta e di monitoraggio sull’Agenzia.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto “Parlamento dei diritti 3”, cofinanziato dall’Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.
a cura di Giulia Bassetto, Rossella Vignola per balcanicaucaso.org/