Solo «piccole modifiche» sulla riforma della Giustizia. Draghi ha concesso poco alle richieste di Conte. Il presidente in pectore del Movimento 5 stelle ha giudicato «proficuo e cordiale» il colloquio con il presidente del Consiglio. Un comunicato stampa della presidenza del Consiglio invece si è limitato a dire: «Mario Draghi ha incontrato a Palazzo Chigi il professor Giuseppe Conte» sui temi della riforma della giustizia, del Coronavirus e della transizione ecologica.
Il presidente del Consiglio negli ultimi giorni sta incontrando i leader dei rissosi partiti del suo governo di grande coalizione. Ha ripetuto e ripete gli appelli all’unità, alla responsabilità, a mettere da parte le “bandierine” identitarie di partito per ricostruire l’Italia devastata dal Covid-19.
Questione incandescente è la riforma della giustizia e, in particolare, della prescrizione contestata da settori della magistratura e dall’anima giustizialista dei cinquestelle. È un bel problema per Draghi ma pure per Conte. Già perché Beppe Grillo, dopo aver parlato al telefono con il presidente del Consiglio, aveva dato il disco verde alla riforma, nella mediazione proposta dalla ministra della Giustizia Cartabia. E il testo è stato approvato all’unanimità l’8 luglio dal Consiglio dei ministri, esponenti grillini compresi. Invece Conte, in rotta di collisione con Grillo, aveva bocciato la mediazione soprattutto nella parte riguardante la prescrizione, promettendo battaglia in Parlamento.
Ma lunedì 19 luglio Conte, dopo l’incontro a Palazzo Chigi con Draghi, ha aggiustato il tiro: «Mettiamo da parte le bandierine, le ideologie» ma il M5S «sarà molto vigile nello scongiurare soglie di impunità». Si tratta di una posizione molto più flessibile rispetto a quella precedente.
Del resto l’ex presidente del Consiglio è stretto nella morsa Grillo-Draghi. Il fondatore dei cinquestelle ha siglato la pace con Conte in un pranzo a Marina di Bibbona stabilendo le basi di un consolato per dirigere i pentastellati. Però il vero capo, per quanto ammaccato, è Grillo. È il garante ad imporre ai pentastellati ogni svolta politica, anche la più difficile, come l’appoggio contestatissimo a Draghi presidente del Consiglio. Conte, invece, pur godendo del sostegno di molti parlamentari e di vasti settori di elettorato, ancora non è riuscito nemmeno a farsi eleggere capo del M5S. Dopo cinque mesi, da quando Grillo propose la sua candidatura, sta ancora aspettando lo svolgimento delle elezioni per diventare il presidente dei grillini.