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Se le buone notizie trovano poco spazio

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Non metto in discussione che sia giusto e corretto dare spazio alle notizie anche quando non sono positive. L’obiettivo è quello di informare ma anche di mettere in evidenza il problema che è giusto sia conosciuto per essere affrontato consapevolmente. Ma allo stesso modo io credo vado raccontato e messo in evidenza quanto di positivo la nostra società, composta di tante “umanità”, ci offre. Purtroppo le notizie positive trovano poco spazio. Ed è un male per la nostra salute e il nostro impegno di cittadini.
Infatti alcuni studi ed esperimenti sociali sostengono che gran parte dei disturbi di ansia e paura sono dovuti all’informazione che, spesso, ci porta ad essere attratti dalle notizie negative piuttosto che dalle good news. Altresì raccontare solo fatti negativi ci colora tutto di nero e ci porta a “percepire la realtà” come “tragica, piena di delinquenti, invivibile e irriformabile” più di quanto non sia davvero.
Il padre della psicologia positiva, Martin Seligman, sostiene che non serve svuotarci di ciò che è negativo, ma dobbiamo riempirci di ciò che è positivo. E’, inoltre, ben noto l’esperimento sociale di un giornale inglese, The Guardian, pioniere del cosiddetto “giornalismo costruttivo”, che racconta buone notizie da tutto il mondo, con un grande riscontro tra i lettori. Oppure in casa nostra possiamo citare “Buone Notizie”, il settimanale del Corriere della Sera, che esce il martedì e contribuisce a far aumentare le vendite del Corriere. La psicologia positiva è molto importante per lo sviluppo equilibrato dell’infanzia, alla quale certamente non si deve mostrare solo quello che di positivo succede nel mondo, ma si deve abituarla ad osservare le cose indossando metaforicamente, un paio di occhiali della positività, con i quali si impara a cogliere quello che di positivo c’è anche nella più tragica delle notizie. Nel mio percorso scolastico, ho lavorato negli ultimi 30 anni con i bambini, chiedendo loro di diventare dei cacciatori di Notizie Positive e poi, andando oltre, anche di essere promotori di iniziative positive ed ho avuto risposte entusiastiche che mi hanno confermato che c’è davvero luce in fondo al tunnel. Una luce che ci avvisa che la voglia di buone notizie esiste.

E non siamo soli in questo. Infatti Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2017, scriveva, , «in un sistema comunicativo dove vale la logica che una buona notizia non fa presa e dunque non è una notizia, e dove il dramma del dolore e il mistero del male vengono facilmente spettacolarizzati, si può essere tentati di anestetizzare la coscienza o di scivolare nella disperazione». Francesco invita a cercare «uno stile comunicativo aperto e creativo, che non sia mai disposto a concedere al male un ruolo da protagonista, ma cerchi di mettere in luce le possibili soluzioni, ispirando un approccio propositivo e responsabile… ». In altre parole, si tratta di aprire sempre uno spiraglio alla speranza, indicando soluzioni positive, spingendo alla responsabilità e al propositivo.” Con una bella espressione Francesco la chiama «la logica della “buona notizia”».
Ma anche la Costituzione Italiana ci dà gli strumenti e le indicazioni per comportarci e crescere da cittadini consapevoli dei diritti e dei doveri e che partecipano alla costruzione e alla difesa del bene pubblico senza indulgere a vittimismi o a lamentele inconcludenti.
L’ Associazione di cui faccio parte, “The Bright Side”, cura dal 2017 la realizzazione del TG delle Buone Notizie, realizzato dagli studenti delle scuole.
Dall’autunno prossimo saremo impegnati nella campagna per l’informazione positiva paritaria. Chiederemo, attraverso una raccolta di firme, che l’informazione, a partire da quella pubblica, garantisca il 50% di notizie positive. Sappiamo che anche le notizie più tragiche possono essere date in modi diversi. Insomma chiediamo che i professionisti dell’informazione utilizzino gli occhiali della positività. Pensiamo che questa campagna sia la naturale prosecuzione di quella intrapresa da Mario Lodi nel 1995 “Una firma per cambiare la Tv” e per questo chiudo con le sue parole:
“È nostro dovere di cittadini che pensano al futuro democratico della nostra società mostrare ai bambini che la maggioranza del nostro popolo è costituito da persone che lavorano, amano i propri figli, osservano le leggi, rispettano gli altri. E che nella società, accanto ad una minoranza di violenti, le cui gesta occupano gran parte dei telegiornali, ci sono tante persone oneste che credono nei valori positivi dell’uomo, come l’amicizia, la solidarietà, l’altruismo, la nonviolenza e l’amore.” ( da “Una firma per cambiare la tv” 1995)

a cura di Roberto Lovattini, maestro – curatore sul quotidiano Libertà di “Notizie Positive e Direttore TG delle Buone Notizie


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