Sardegna: solo la prevenzione eviterà un’altra apocalisse

0 0

Una flotta di canadairs, in prestito anche da Francia e Grecia, helitanker, elicotteri, centinaia di squadre a terra il cui massacrante e pericoloso lavoro non si fermerà con lo spegnimento delle fiamme. Poi bisognerà “bonificare”, evitare cioè che il fuoco riparta da sotto il mare di cenere, un mare nero che ha preso il posto di migliaia di ettari di vegetazione, boschi secolari, luoghi della memoria e di forti tradizioni. Un danno incalcolabile economicamente e culturalmente. Quando per la prima volta mi occupai della piaga degli incendi boschivi, trent’anni fa, scrissi un breve libro con un titolo che voleva esorcizzare la paura, ma che oggi sembra profetico:”Sardegna in fiamme, prospettiva il deserto?”. Da allora le cose sembravano essere migliorate finché, forse per l’illusione che ci si fosse ormai attrezzati per combattere le fiamme estive, non sono capitate le terribili giornate di questo luglio rovente. Temperature elevatissime, insieme con il variare continuo della direzione dei venti, hanno dimostrato che si arriva sempre tardi quando le fiamme sono già alte e saltano paurosamente da una cima all’altra scavalcando gli stretti sentieri che attraversano il ricco patrimonio boschivo sardo. Lotta impari e quindi per forza soccombente? No, se invece di aspettare giugno per mettere in campo l’esercito di operatori si cominciasse a prevedere il rischio già in primavera. Rischio che è rappresentato sia dal dolo, sia dalla colpa. Contro questi nemici volontari o involontari l’unica arma efficace è la prevenzione. Quando tra aprile e maggio nei campi il giallo prende il posto del verde bisogna intervenire soprattutto per eliminare l’erba rinsecchita che è una potente miccia. Così come bisognerebbe predisporre un numero adeguato di fasce frangifuoco per bloccare l’incendio almeno da una parte. La prevenzione servirebbe inoltre a rendere vana la voglia di vendetta o la malattia di qualche scellerato, così come ridurrebbe al minimo il danno prodotto da disattenzione o approssimazione nell’uso del fuoco. Bisognerebbe, in altre parole, cambiare la logica della maggior parte degli investimenti. Certo sarebbe meno appariscente ed elettoralmente meno spendibile rispetto alle parate pubbliche utilizzate per mostrare, petto in fuori, come verrà condotta la lotta al fuoco. Esposizione nettamente inferiore ma con risultati decisamente superiori. Il disastro di quest’anno dovrebbe servire da lezione. Se sarà stata utile potremo cominciare a capirlo solo nella primavera del 2022.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21