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Resq: una nuova nave umanitaria ora è realtà. Grazie a 3000 donatori e un pizzico di utopia

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Nei primi sei mesi di quest’anno nel Mediterraneo sono morte più di mille persone, il doppio del 2020. L’equivalente di un centinaio di squadre di calcio, una ventina di scompartimenti di treno ad alta velocità, un condominio di 10 piani a Milano o Roma. Fossero anche molto meno sarebbero comunque un’enormità: vite umane perse per un SOS non raccolto – volontariamente o involontariamente -, naufraghi considerati esseri di serie B, merce umana da sfruttare.

Ci sono molti modi per reagire a questa tragedia quotidiana: tremila persone hanno deciso di fare una donazione per mettere in mare una nuova nave di soccorso. E ce l’hanno fatta. Sabato 31 luglio, esattamente un anno dopo la prima richiesta di fondi lanciata alla società civile, verrà varata la nave Resq People.

L’appello era partito da persone come gli ex magistrati Armando Spataro e Gianrico Carofiglio; dagli attori Lella Costa, Giulia Michelini, Alessandro Bergonzoni; da giornalisti come Luciano Scalettari e Davide Demichelis; da artisti come Tommy Kuti e Saba Anglana; da sportivi come Paolo Maldini e Giovanni Soldini.

Il messaggio è spiazzante nella sua semplicità: “ResQ è nata per un motivo molto semplice: chiunque di noi, se stesse rischiando la vita in mezzo al mare vorrebbe una mano tesa in soccorso”, continua a spiegare dal primo minuto Gherardo Colombo, Presidente onorario di Resq. Come dargli torto. Un dovere umano, prima che una scelta da discutere in base a leggi, cavilli, regolamenti.

Tra breve, dunque, una nuova nave umanitaria proverà a salvare persone in mare. La ResQ People è un’imbarcazione di 39 metri, una “signora” che porta bene i suoi 70 anni. Ha già solcato il Mediterraneo per soccorrere i naufraghi: l’avevano ribattezzata Alan Kurdi, dal nome del bambino morto sulle spiagge di Bodrum nel tentativo di lasciare l’inferno siriano. La foto del suo corpicino aveva spinto i leader europei a pronunciare il solenne “mai più” che è durato lo spazio di una lacrima davanti alle telecamere. La ONG tedesca Sea-Eye ha provato a ricordarglielo ogni giorno, chiamando la sua nave soccorso proprio così, Alan Kurdi. Data l’urgenza di essere operativa il prima possibile Resq People ha mantenuto la bandiera tedesca.

L’equipaggio della prima missione è già formato, sia con  con figure professioniste che volontari specializzati. Tra i soccorritori ci sono, oltre ad un medico e un’infermiera, anche due mediatori culturali.

Il varo della nave, sabato 31 luglio, è motivo di grande soddisfazione, perché dimostra che c’è un pezzo d’Italia che non si volta dall’altra parte o casca nella narrazione degli invasori. Sarà possibile vederlo in diretta su facebook.com/resqpeople e su https://www.facebook.com/articolo.ventuno/ a partire dalle 19.

foto: Alessandro Rocca


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