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Progetti per l’ambiente. Il proibizionismo crea solo disoccupazione

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Le terribili alluvioni che hanno colpito l’Europa in questa metà luglio hanno ulteriormente confermato l’indiscutibilità delle variazioni climatiche in corso. L’Unione Europea ha colto l’occasione per dare l’ennesima risposta errata: per salvare il pianeta, dal 2035 (come dire domani!), saranno vietati i veicoli a combustione interna. Già l’errore è nel merito perchè le auto elettriche inquinano di più delle auto benzina o diesel, in quanto l’energia elettrica, prodotta per la quasi totalità da centrali termiche o nucleari, deve essere trasportata presso le centraline di ricarica e poi utilizzata nelle auto. In tutto quattro passaggi (produzione, trasporto, rifornimento delle batterie, circolazione) che determinano uno spreco enorme ed inquinamento. Le industrie avranno un danno.

Ma il peggio della proposta UE è nel metodo. Come già per le azioni pro Covid, anziché investire (nella sanità e nel numero delle rianimazioni, ovvero nel ricambio d’aria delle aule) si è preferito il proibizionismo, che hanno creato danni sociali e disoccupazioni. Inoltre il ristretto ambito europeo è quasi ininfluente per il pianeta, noi in Europa faremo fallire le aziende automobilistiche mentre, in Brasile e nel Borneo, saranno distrutte le foreste pluviali e la Cina continuerà a bruciare carbone.

Per incidere positivamente nel miglioramento climatico non bisogna solo vietare, bisogna progettare un pianeta più simile a quello che ci hanno lasciato i nostri nonni: far rinascere foreste e boschi, recuperare risorse idriche e le aree umide che, più delle foreste, assorbono anidride carbonica e mitigano il clima, come veri e propri mari interni. Uno di questi è lo Chatt tunisino che in epoca storica esisteva ancora, anche d’estate. Per impossessarsi dei territori limitrofi, per migliaia di chilometri di aree fertili, gli antichi romani sconfissero Giugurta. Recuperare questa enorme area umida è uno dei miei progetti ambientali. Il recupero è denominato appunto “Progetto Giugurta”. Forse una UE competente potrebbe finanziarlo, magari lo vedranno realizzato i miei nipoti.


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