I migliori auguri al presidente Mattarella, che compie ottant’anni e si prepara a vivere l’ultimo semestre della sua Presidenza. Possiamo approfittare dell’occasione per tracciare un primo bilancio di un’esperienza che riteniamo sostanzialmente esemplare, una delle migliori nella storia repubblicana, vissuta in anni tremendi e caratterizzata da un equilibrio, una sensibilità e una correttezza istituzionale che non si vedevano da tempo. Pertanto grazie, e grazie anche per come ha saputo prendere per mano il Paese nei giorni tragici della pandemia, per il senso della misura che ha dimostrato in ogni circostanza, per la qualità dei suoi interventi e per la sincera vicinanza che ha saputo esprimere agli italiani nei momenti peggiori, quando morivano quasi mille persone al giorno e non si vedeva alcuna luce in fondo al tunnel.
Tuttavia, la Presidenza della Repubblica altro non è che la degna conclusione di un’esistenza straordinaria, segnata dalla tragedia del fratello Piersanti, assassinato dalla mafia, e forse non solo, il 6 gennaio 1980, mentre stava portando avanti un coraggioso processo di riforme in chiave progressista della Sicilia, di cui era diventato presidente due anni prima, e da un’attività politica che ebbe inizio allora, snodandosi nel corso dei decenni e vedendolo protagonista di iniziative mai banali, come ad esempio le dimissioni da ministro della Pubblica Istruzione quando, nel ’90, il sesto governo Andreotti varò la famigerata legge Mammì, detta anche legge Polaroid, che di fatto cristallizzava l’anomalia berlusconiana e gli spianava la strada verso il potere, anche se all’epoca ancora non era chiaro ciò che sarebbe accaduto negli anni successivi.
Non solo: Mattarella ha portato avanti l’azione del fratello Piersanti, ha tentato, spesso con buoni risultati, di rendere migliore la classe dirigente democristiana, ha attraversato indenne gli anni di Tangentopoli ed è stato uno dei protagonisti della stagione dell’Ulivo, in nome del legame speciale che aveva con Beniamino Andreatta e della sua assoluta rettitudine morale.
Ottant’anni e una Presidenza splendida, iniziata nel 2015 e chiamata a fare i conti con il referendum costituzionale renziano, con l’avanzata dei populismi, con il collasso che fece seguito al voto del 2018, con l’estate salviniana al Papeete e con il dramma del Coronavirus che, lo scorso febbraio, ha condotto, anche a causa delle trovate di Renzi, alla caduta del Conte II e all’avvento a Palazzo Chigi di Mario Draghi. Non è questa la sede adatta per polemizzare con chicchessia. Restiamo, dunque, a Mattarella e gli rivolgiamo un abbraccio di cuore. Senza di lui questa fase storica difficilissima sarebbe stata sicuramente peggiore e, forse, in alcune occasioni, non ce l’avremmo fatta.
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