L’Iraqi Civil Society Solidarity Initiative, attraverso la Campagna “Protect Iraqi HRDs, NOW! Sta da mesi denunciando l’attacco alla libertà di espressione che sta avvenendo nel governo autonomo del Kurdistan Iracheno.
I giornalisti indipendenti e attivisti Sherwan Sherwani, Guhdar Zebari, Ayaz Karam, Shvan Saeed Omar e Hariwan Issa, conosciuti come i “giornalisti di Badinan”, sono stati arrestati lo scorso autunno nell’ambito di una repressione da parte delle forze di sicurezza contro le proteste nella provincia di Duhok. I giornalisti stavano lavorando a dei reportage sulle proteste e sui problemi di corruzione del governo. Il 16 febbraio 2021 sono stati condannati a sei anni di prigione ai sensi dell’articolo 1 della legge n. 21 del 2003, accusati di aver svolto attività di destabilizzazione della sicurezza nazionale, e aver compiuto spionaggio, fornendo informazioni sensibili ad altri paesi, sulla situazione nella regione.
Paradossalmente il giorno successivo alla Giornata mondiale per la libertà di stampa, il 4 maggio, la Corte d’appello di Erbil ha annunciato la sua decisione finale confermando le sentenze contro i giornalisti Badinan. La Corte d’appello di Erbil è composta da cinque giudici, due dei quali hanno respinto le sentenze, il che potrebbe indicare che le sentenze sono motivate da fattori politici. Ciò ha causato grande insoddisfazione ed espressione di grande preoccupazione da parte di legislatori, giornalisti, politici, attivisti e scrittori, che hanno descritto l’avvenuto come un giorno oscuro, presentando uno sviluppo pericoloso nell’uso del tribunale per prendere decisioni politiche nel Kurdistan Iracheno.
Secondo i membri delle organizzazioni e gli avvocati che hanno partecipato al processo iniziale, la corte non ha presentato nessuna prova evidente da poter dimostrare che fossero spie o terroristi. Questa è stata considerata una grande ingiustizia e un attacco ai giornalisti e alla libertà di espressione. Prima del processo, il primo ministro della regione del Kurdistan Masrour Barzani aveva affermato che i detenuti erano “spie” e sabotatori che tramavano attacchi terroristici contro missioni straniere, rapimenti e omicidi. La dichiarazione del primo ministro è stata un’ingerenza significativa nei procedimenti giudiziari. Anche l’organizzazione locale Metro Center e la delegazione Ue hanno rilasciato un comunicato denunciando la decisione della Corte d’Appello.
Oltre ai cinque giornalisti di Badinan, alla fine dello scorso anno sono stati arrestati altri nove attivisti nella provincia di Dohuk. Questi attivisti includono Amr Khalid, Firsat Ahmed, Sleman Kamal, Jamal Khalil, Sleman Musa, Masoud Ali, Sherwan Taha, Kargar Abas e Bandawar Ayoub, Badal Barwary, Omed Barushky, in attesa di giudizio nel mese di luglio 2021. Dopo aver discusso con gli avvocati e le organizzazioni della società civile che stanno seguendo questi casi e dando supporto alle famiglie dei giornalisti, siamo seriamente preoccupati per lo svolgimento dei processi.
Alcuni link ad appelli e comunicati scritti dalla campagna ICSSI “Protect Iraqi HRDs, NOW!”:
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