Egregio Del Soldà,
sono un assiduo ascoltatore della sua trasmissione che apprezzo molto. Nei giorni scorsi ho diffuso per posta elettronica su alcune centinaia di indirizzi il link alla edizione della trasmissione dedicata alla situazione di Cuba, l’Isola che c’è a dispetto degli Stati Uniti. L’ho trovata equilibrata, veritiera ed efficace, esempio di “corretta informazione”. Descriveva la situazione complessa e complicata di Cuba senza nascondere le pecche (dal nostro punto di vista) del regime ed indicando con chiarezza nel blocco cui l’isola è sottoposta da tanti decenni la causa del malcontento popolare , nel quale, come ha sottolineato la giornalista di Avvenire intervenuta nella discussione, è difficile non vedervi anche la mano degli Usa.
Nella trasmissione del 23 scorso lei è tornato sull’argomento ricordando pure questa volta i gravi danni del “blocco” imposto dagli USA ed ha fatto un rapido cenno alla questione dei diritti umani. Da quel cenno quel cenno è partita una riflessione che mi piacerebbe condividere con lei e le sue ascoltatrici ed ascoltatori.
Non intendo negare che in un regime politico a partito unico vi siano delle restrizioni alle libertà politiche che da noi non vi sono, ma vorrei provare ad inquadrare quel problema e la questione dei Diritti Umani, in una luce a mio avviso giusta.
Partiamo dal concetto di Libertà. Personalmente sono gelosissimo della mia e l’unico caso in cui, da pacifista e non violento, sarei stato disponibile da giovane (ma se occorresse e facendocela, anche ora a novant’anni) ad imbracciare le armi sarebbe stato quello di dover per difendere il Paese da un attacco grave alla Libertà e alla Democrazia, come ci fu motivo di temere nei primi anni settanta dello scorso secolo
Dico Libertà e Democrazia come li intendiamo noi, in Occidente, perché non in tutto il mondo a questi termini si dà il medesimo significato che da noi.
Ho infatti imparato anni fa dalla rivista Intercultura diretta da Arrigo Chieregatti e Bruno Amoroso, e discutendone oltre che con loro con Pietro Barcellona e Giuseppe Stoppiglia nel “Gruppo di Lugano”, che il nostro punto di vista su questi temi è per l’appunto “nostro” e che noi, con il radicato nostro eurocentrismo, pensiamo che possa essere universale e quindi condivisibile e condiviso in tutto il mondo. Ma non è così. Vi sono lingue e quindi culture nelle quali mancano persino le parole per esprimere il concetto di diritto come noi lo intendiamo, in quanto i diritti sono della collettività, non dei singoli individui. Non dico se è bene o è male , dico che vi sono culture, sensibilità, esperienze diverse dalla nostra di cui va preso atto, che vanno prese in considerazione con rispetto, senza voler assumere il nostro modello a misura di quelli degli altri. Anche perché così facendo provochiamo anche disastri, come quando avemmo, noi occidentali, la splendida idea di esportare la democrazia con le armi e al suo seguito anche i nostri prodotti e modalità di consumo. Ci fu all’epoca chi previde reazioni terribili ed addebitò poi proprio a quella follia il sorgere del terrorismo islamico, sciagura nella quale la religione non entra in gioco che come fattore identitario.
Con questo non voglio dire che non dobbiamo tenerci cara la “nostra” Libertà, ma solo che dovremmo sforzarci di capire che in altri contesti quella parola può assumere contenuti e qualità diverse, come ad esempio Libertà dallo straniero, Libertà dall’ingiustizia, dalla sopraffazione di classe, dallo sfruttamento, prima e più che poter scegliere tra diverse opzioni politiche. Può dipendere dalla storia di un Paese e di un Popolo.
Ma – mi si dirà – a Cuba in questi giorni ci sono manifestazioni che contestano il potere ed invocano Libertà. E’ Vero. Ma è noto che quando il disagio è troppo grande e l’ esasperazione cresce le popolazioni scendono in piazza e contestano il potere indipendentemente dalle sue effettive responsabilità. In questi giorni anche in Italia sono numerosissime le manifestazioni nelle quali Li-ber-tà viene scandita a gran voce per contestare la decisione del Governo di istituire il passaporto verde. Ma non è detto che questa misura, a differenza ad esempio di certe proposte di modifica della Costituzione degli scorsi anni, abbia davvero a che vedere con la deriva che mira al rafforzamento dei poteri governativi a scapito delle libertà.
Occorre dunque discernimento nel considerare ed interpretare il clima delle manifestazioni. In Italia come a Cuba.
Quanto alle possibili violazioni dei Diritti Umani non c’è da sorvolarvi. Tutt’altro! Vanno denunziate ovunque si verifichino. Ma appunto: ovunque! Non in alcuni casi sì ed in tanti altri no.
In questi tempi sembrerebbe, a seguire la maggior parte dei media nostrani, che Cuba sia il Paese in cui si verifichino le più gravi violazioni; nel contempo si continua a considerare Israele quale “unica democrazia del Medio Oriente” nonostante che eserciti discriminazioni su basi etniche e nazionali sia al proprio interno che nei territori della Cisgiordania che ha illegittimamente occupato da 54 anni e cosparso di insediamenti di coloni che ai termini dello Statuto della Corte Penale Internazionale sono crimini di guerra.
Perché tale eclatante disparità di giudizi? Vi è una sola spiegazione plausibile: perché <vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”>, cioè a Washington. Il che porterebbe ad impiegare un termine che infastidisce le nostre orecchie bene educate: l’imperialismo! <E più non dimandare>.
Ma io invece, che sono impertinente,di domando continuo a farne. E chiedo se non sia il caso, per prendere bene le misure delle cose, di considerare l’approccio che la polizia cubana ha con i cittadini dell’isola e confrontarlo con quello della nostra. Scopriremmo forse che sia mediamente più rispettoso di quanto lo sia abitualmente quello delle nostre forze dell’ordine , che siano assenti casi limiti come quello di Genova o del carcere di Santa Maria Capuavetere, venuto alla luce per puro caso, grazie ad una telecamera dimenticata accesa.
E vorrei anche domandare se da noi si rispettano i diritti umani quando si lasciano all’addiaccio tanti senza tetto, si rinchiudono gli <zingari> nei campi nomadi , o li si “sgombera ” mandandoli sotto i ponti e distruggendo le loro povere cose, come è avvenuto a Roma qualche anno fa con il Camping River e la scorsa settimana con il campo della Monachina. Senza dire che le “morti bianche” , quelle sul lavoro, non sono un bell’esempio di rispetto dei diritti dei lavoratori.
Non voglio certo dire che i nostri deprecabili comportamenti autorizzino a chiudere gli occhi se violazioni avvengono altrove , ma che l’espressione Diritti Umani, che a me è cara quanto Libertà e Democrazia, è lo scudo dietro il quale gli USA si nascondono per violare impunemente il Diritto Internazionale ai danni di Cuba e che molti nostri media – non è il caso della sua trasmissione, egregio Pietro Del Soldà ed è per questo che mi rivolgo a lei – si accodano supinamente. Il che se danneggia Cubani e non giova certo alla nostra Democrazia.