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Il Garante dei detenuti e il caso di Santa Maria Capua Vetere: “Fermare sul nascere derive culturali”

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Il Garante nazionale segue con attenzione l’evolversi delle vicende giudiziarie e il dibattito nell’opinione pubblica a seguito sia di quanto riportato nel provvedimento della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, sia di quanto mostrato dalle immagini delle telecamere di sorveglianza relativamente all’operazione del 6 aprile 2020. In una nota l’Autorità ricorda come  “dieci giorni dopo gli eventi il garante si era recato presso l’Ufficio di Sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere e aveva rilasciato il seguente comunicato: “Questa mattina il Presidente Mauro Palma e Daniela de Robert, Componente del Garante nazionale, si sono recati all’Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere per incontrare il Coordinatore dell’Ufficio Giuseppe Provitera e il magistrato Marco Puglia. Al centro dell’incontro l’impegno dell’Ufficio di sorveglianza nell’accertamento dei fatti riportati da più fonti relativamente a maltrattamenti che sarebbero stati compiuti nei confronti di persone detenute a seguito di una manifestazione di protesta e di una successiva perquisizione straordinaria. Il Garante nazionale ha preso atto del forte e immediato impegno dell’Ufficio nell’accertamento dei fatti: unico interlocutore esterno a essere entrato nella struttura, effettuando visite non annunciate, in un caso anche notturna e ad aver avuto colloqui riservati con le persone che hanno subito tale perquisizione. Ciò ha permesso di verificare direttamente le loro condizioni e le modalità della loro detenzione al momento della visita, nonché di acquisire la documentazione degli eventi, inclusa quella relativa alla videosorveglianza. Tutto il materiale è stato trasmesso alla Procura per le proprie competenze di accertamento e indagine. Il Garante, valutando particolarmente significativo l’intervento dell’Ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere, ha deciso di non interferire con l’indagine con un proprio esposto, ma di mantenere attivo il confronto con l’Ufficio stesso, al fine di seguire l’evolversi dell’indagine. La visita oltre alla necessità di acquisire dirette informazione, ha avuto anche la finalità di testimoniare il pieno appoggio a quanto portato avanti dalla Magistratura di Sorveglianza sammaritana. La diretta documentazione di comportamenti incompatibili con il fondamento democratico del nostro Paese e il rischio del diffondersi nel sentire comune di una concezione della pena detentiva in cui possano avere legittimità tali comportamenti rendono necessari interventi rapidi che incidano su più fronti. Innanzitutto, l’assoluta intransigenza verso messaggi, anche indiretti, di sottovalutazione degli episodi, con il rischio di veicolare altrimenti una sensazione di impunità. Al contrario, la necessità di interventi che, al di là del piano penale, siano inequivocabili anche sul piano disciplinare. In questo quadro sarebbe inoltre opportuno affrontare in modo efficace la questione della riconoscibilità degli operatori delle forze di polizia. Il secondo fronte riguarda la ridefinizione di una catena di trasmissione delle informazioni agli organi superiori tale da evitare in futuro che esponenti del Governo rispondano al Parlamento qualificando quale doverosa operazione di ripristino della legalità un’azione che la documentazione disponibile mostra chiaramente al di fuori di quanto il nostro ordinamento costituzionale possa accettare. Occorre poi ricostruire un percorso condiviso dell’esecuzione penale e delle sue attuali criticità che valorizzi le professionalità esistenti e che rassicuri anche la comunità esterna, oggi frastornata e rischiosamente propensa a generalizzazioni ingiuste. Infine, occorre un radicale intervento sui percorsi formativi, inziali e nel corso della carriera, che sappia estirpare quella cultura del branco che emerge troppo spesso e che si ritrova anche negli atti del provvedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere. Su quest’ultimo tema il Garante nazionale, ha da tempo condiviso la necessità di intervenire sulla formazione in incontri con i vertici di tutte le Forze di Polizia. Il Garante nazionale ritiene che quanto avvenuto nell’Istituto di Santa Maria Capua Vetere, al di là degli esiti degli accertamenti dell’Autorità giudiziaria, così come evidenziato dalla documentazione agli atti, rischi di generare più vittime: coloro che hanno visto calpestata la propria dignità e la propria integrità fisica e psichica; il Corpo di Polizia penitenziaria che certamente non merita di essere identificato nella sua totalità con tali comportamenti; il Paese stesso che vede anche aggredita la propria immagine democratica in ambito internazionale attraverso comportamenti di taluni che sono chiaramente dimentichi della funzione istituzionale loro affidata”.

 


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