Merita positiva attenzione la proposta avanzata da Peppe Provenzano e rilanciata dal responsabile di Repubblica Palermo, Carmelo Lopapa, di lavorare anche in Sicilia per un cosiddetto Campo largo democratico, progressista, alternativo, credibile e vincente sul centrodestra il quale, nonostante le divisioni interne, oggi sembra raccogliere, col suo populismo, un consenso maggioritario.
Lopapa si chiede,retoricamente, che fine hanno fatto i valori e la lezione storica di Pio La Torre e don Luigi Sturzo che richiamano due filoni fondamentali del Novecento del pensiero della sinistra e del popolarismo cattolico. Per ispirarsi ai loro capisaldi teorici, politici ed etici occorre ripartire dalla conoscenza della struttura economica e sociale della Sicilia e del Sud, delle trasformazioni subite in questa fase storica contraddistinta dalla pandemia che ha inciso sulle persone, sull’ambiente, sulle politiche pubbliche. Quanto ha inciso negli orientamenti dei cittadini la crescita della povertà assoluta, l’impoverimento del ceto medio, l’indebolimento del Welfare, la messa in discussione dello sviluppo e della crescita, l’invecchiamento demografico, la fuga dei giovani verso paesi più attrattivi, la crisi dei poli industriali , la scomparsa di migliaia di azienda, la crescita della disoccupazione e di tanti Neet?
Condividiamo l’opinione che il Pnrr, con le sue sei direttrici di investimenti, deve essere il trampolino di lancio per un nuovo modello di sviluppo post-pandemia con al centro la Sicilia e il Sud.
Dalla digitalizzazione alla rivoluzione verde e transizione ecologica, dalla infrastrutture all’istruzione e ricerca, dall’inclusione e coesione ( v. aree interne) alla salute, accompagnate dalle riforme della PA, della giustizia , della semplificazione amministrative, dal contrasto alla corruzione e infiltrazioni mafiose, presuppongono una interazione delle azioni politiche dei governi locali,metropolitani, regionali con le istanze rappresentate dagli organismi intermedi (dai sindacati alle associazioni civiche, territoriali e del terzo settore). In tale direzione si possono muovere gli Stati Generali.
Significherebbe guardare alla lezione di Pio e don Luigi traducendola nel XXI secolo post Covid con la mobilitazione dal basso di tutte le energie positive, muovendo dalla difesa dei deboli, del lavoro, dell’impresa produttiva, innovativa e ecocompatibile. Tutto ciò presuppone uno sforzo enorme di recupero di efficienza amministrativa della Regione che del Programma operativo regionale 2014/2020, come si legge nell’ultimo report di Bankitalia, ha saputo impegnare solo il 61,6% delle risorse assegnate e pagarne il 35,1%, di fornire le fognature al quel 6,4% della popolazione che ne è sprovvista e ammodernare la rete che perde il 50% delle risorse idriche.
È possibile proporre una nuova visione del futuro della Sicilia, ma occorrono nuove classi dirigenti immuni alla corruzione e alle mafie vecchie e nuove, capaci di dialogare con la società e i suoi corpi intermedi e impegnate nella conquista di una democrazia compiuta senza ingiustizie e disuguaglianze sociali. In tale prospettiva, come sempre, il Centro studi Pio La Torre darà il suo contributo.
Vito Lo Monaco, presidente del Centro studi Pio La Torre