La pietra e i chiodi arrugginiti che vedete in questa foto sono stati estratti, dai medici che le hanno salvato la vita, dalla vagina di una madre di 27 anni ripetutamente violentata da 23 soldati e lasciata sanguinante lungo la strada con accanto il figlio di tre anni.
Lei come tante altre donne, bambine e anziane del Tigray sono state brutalmente stuprate dalle truppe etiopi ed eritree, spesso davanti ai loro familiari prima di essere trucidati. Tutti.
E poi… migliaia di uomini giustiziati e gettati in fosse comuni o lasciati lungo le strade come pasto per le iene.
Ragazzini nelle strade delle città occupate usati come bersaglio dai cecchini per puro divertimento.
Sono solo alcuni degli orrori perpetrati nel Tigray, uno stato dell’Etiooia dove si combatte una guerra dimenticata.
Nonostante il cessate il fuoco di queste ore non è ancora finita.
E poi c’è l’aspetto umanitario: un popolo in ginocchio che ha un disperato bisogno di aiuto.
Il conflitto ha coinvolto 5,2 milioni di persone su 5,7 milioni di abitanti che hanno necessità di assistenza alimentare di emergenza, secondo l’Onu, di questi oltre 300 mila persone hanno anche necessità di un rifugio di emergenza e di prodotti non alimentari.
Di tutto questo si parlerà sabato 3 luglio a Udine in un incontro con la diaspora tigrina promosso da Time For Africa in collaborazione con Focus on Africa che dal primo momento ha seguito con reportage, analisi, resoconti questo conflitto su cui tanto ancora c’è da raccontare.
Tigray, la guerra dimenticata. Sabato 3 luglio incontro a Udine con la diaspora tigrina