Equo compenso, consiglio comunale di Bologna approva odg: “governo convochi il tavolo”

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Nella seduta del 19 luglio, il consiglio comunale di Bologna ha votato in modo unanime un ordine del giorno (primo firmatario Gian Marco De Biase, Gruppo Misto) in cui si chiede al sindaco e alla giunta di intervenire “per sollecitare Governo e sottosegretario all’editoria, Giuseppe Moles, affinché convochi la Commissione per la definizione dell’equo compenso nel settore giornalistico (legge 233/2012).

“La stampa svolge un ruolo fondamentale nel garantire il principio di libertà di manifestazione del pensiero, tutto ciò è reso possibile grazie al lavoro dei giornalisti, tra i quali vi sono numerosi precari” si legge nelle premesse dell’ordine del giorno.

Oggi sono poco meno di 15mila, in Italia, i giornalisti che godono di un contratto di lavoro stabile, mentre sono più di 30mila i precari, molto dei quali “strategici”, ovvero giornalisti che vivono solo di questo lavoro e che scrivono centinaia di articoli all’anno senza diritti e con paghe indegne, che non si avvicinano a quello che comunemente chiameremo “uno stipendio”.
Collaboratori, partite iva che spesso e volentieri “staccano” 12 fatture all’anno allo stesso committente-editore sono ormai fondamentali per la produzione dell’informazione, ma le loro storie di sfruttamento non arrivano sui giornali. Per questo iniziative come quelle del Consiglio comunale bolognese sono segnali importanti.

Un quadro a tinte fosche che consiglierebbe al Governo di intervenire non foss’altro per le sacche di sfruttamento – ma anche perché tutto questo si traduce in un attacco al diritto dei cittadini di essere informati. “La mancanza di un equo compenso, oltre ad essere profondamente iniquo, costituisce per il giornalismo una drammatica emergenza”, si legge ancora nel documento del consiglio comunale di  Bologna.

E’ necessario un deciso e urgente cambio di passo da parte del governo e del sottosegretario con delega all’editoria, Giuseppe Moles. Non fanno bene i ripetuti annunci di “imminente convocazione” del tavolo coordinato dal governo previsto dalla legge 233/2012 che sono rimasti lettera morta. Se l’obiettivo del governo è il superamento di un’informazione professionale sempre più precaria, malpagata e sfruttata, in cui donne e uomini lavorano senza diritti né tutele, la strada è tracciata dalle norme votate dal parlamento. Ogni giorno che passa senza la definizione di un equo compenso per i giornalisti è un giorno in più di questo iniquo modello di informazione. Con il periodo estivo, l’apporto dei collaboratori e freelance per la realizzazione dei prodotti editoriali si fa ancora più assiduo. Servizi giornalistici pagati una miseria a ogni latitudine e colleghi senza diritti rappresentano un problema per tutti. Il tema dell’equo compenso è centrale per il rispetto dei diritti del lavoro nel settore. Cosa si aspetta per fare i passi necessari? Tutta la filiera dell’informazione, dalla previdenza alla qualità dei prodotti, risente della mancanza di un equo compenso per i giornalisti.

Se l’obiettivo è la risoluzione dei problemi la Fnsi e la Commissione nazionale lavoro autonomo sono a disposizione, se invece si vuole far scivolare su un piano inclinato i diritti sociali e del lavoro dei giornalisti non potremo stare a
guardare questa colpevole inerzia da parte di palazzo Chigi.

Hhh

 


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