Nel ventesimo anniversario della scomparsa di Indro Montanelli, abbiamo deciso di dedicare una riflessione agli addii. L’estate, infatti, è la stagione più bella dell’anno ma, al tempo stesso, anche una delle più malinconiche, con le sue temperature asfissianti, i suoi colori vivaci e meravigliosi e il senso della fine che reca con sé ogni giorno, fra stanchezza e desiderio di evasione verso mondi lontani e differenti dalla solita routine.
L’estate ci parla, come detto, di addii, di fragilità, di dolore. Pensiamo a Indro, uno dei più importanti giornalisti del Novecento, col quale talvolta eravamo anche profondamente in disaccordo ma che senza dubbio ha segnato, nel bene e nel male, la storia del nostro Paese. E pensiamo adesso a Nicola Tranfaglia, storico e grandissimo militante della sinistra, già presidente dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD), deputato dei Comunisti Italiani dal 2006 al 2008, punto di riferimento per tutti noi. Ricordo ancora una sera, ero all’ultimo anno di liceo, in cui mi trovai a cena con lui insieme a mio padre, a margine di un’iniziativa di Articolo 21. Ricordo la sua attenzione nei miei confronti, la sua squisita umanità, il suo affetto e il suo profondo interesse per le riflessioni di un suo potenziale allievo. Ricordo una persona di rara gentilezza e disponibilità, con lo sguardo sempre rivolto al domani e uno spirito critico che lo accompagnava in ogni ragionamento. Ci mancherà la sua lucidità, la sua vivida intelligenza, il suo coraggio, ci mancherà una personalità che ha saputo interpretare meglio di molte altre la complessità del nostro tempo. E ci mancherà anche un protagonista della sinistra che fu, che oggi non ritroviamo, di cui avvertiamo il bisogno e la mancanza: un altro dolore in una stagione di perdite importanti e solitudini che cominciano a diventare strazianti.
Del resto, proprio nell’estate di un anno fa ci ha detto addio un altro amico e maestro: Sergio Zavoli, colui che ci ha insegnato a realizzare un’intervista, a concedere lo stesso spazio al primo e all’ultimo, a non escludere nessuno e a considerare la cultura popolare uno straordinario valore aggiunto, portando nelle nostre case la meraviglia delle sue grandi inchieste storiche e il racconto epico ma mai retorico del ciclismo.
Sono già dieci anni, invece, che abbiamo detto addio a Amy Winehouse, morta a ventisette anni come altre grandi star della musica, travolta da una vita di eccessi ma capace di lasciarci in eredità un patrimonio artistico straordinario. Non siamo nessuno per giudicare le sue scelte: l’assenza si fa sentire e il pensiero della sua bellezza che non c’è più rimane come una lama conficcata nel nostro cervello.
Cogliamo, infine, l’occasione per rivolgere i migliori auguri a un presentatore istrionico ma anche velato da un’ombra di sofferenza intellettuale: Paolo Bonolis, splendido sessantenne, cui riconosciamo la capacità di coniugare l’alto e il basso, le battute e le grandi analisi sul mondo. Un valore aggiunto che la RAI, purtroppo, si è lasciata scappare, uno dei più bravi della sua generazione. Sessant’anni che, purtroppo, non ha potuto compiere Moana Pozzi, l’ultima vera pornodiva, ammirevole per spontaneità e impegno socio-politico, una ragazza perbene che ci ha detto addio a soli trentatré anni, sul finire dell’estate di ventisette anni fa.
L’estate come malinconia della fine e ansia per un nuovo inizio, dunque, come stagione di passaggio, tunnel che congiunge due universi separati e desiderosi di entrare in contatto. Un punto di svolta nelle nostre esistenze, il che alimenta e rende unica la sua magia.
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