Stefania Sandrelli è un orgoglio italiano. Compie settantacinque anni e le rivolgiamo i migliori auguri, ricordando con piacere le innumerevoli volte che ci ha regalato gioia e serenità, interpretazioni straordinarie e protagoniste che sono entrate di diritto nella storia del cinema. Possiamo dire che è stata la musa di Ettore Sola, dopo aver lavorato con Salce, Germi e molti altri giganti che ne hanno sempre apprezzato non solo l’indubbia bellezza ma anche le altrettanto indubbie qualità di attrice. La Sandrelli, infatti, si distingue per spontaneità, potenza espressiva, talento cristallino, forza d’animo e capacità di parlare anche con i silenzi, di ritagliarsi un ruolo centrale in ogni circostanza e di rimanere impressa nella mente degli spettatori, oltre a conquistarne il cuore con la grinta e la classe che le sono proprie.
Viareggina verace, ha avuto l’ulteriore merito di non voler recitare la parte stucchevole dell’eterna fanciulla, accettando lo scorrere del tempo senza farsene un cruccio e riuscendo a portare sullo schermo, grande o piccolo che fosse, anche le proprie ansie, i propri timori, le proprie incertezze e i tormenti dell’anima che contraddistinguono la vita di ciascuno di noi.
Sessant’anni di carriera (l’esordio a quindici anni ne “Il federale” di Salce acanto a Ugo Tognazzi), sei decenni nel corso dei quali ha accompagnato le molteplici evoluzioni del mondo senza mai lasciarsene travolgere. Settantacinque anni di vita e la sensazione che lei e il cinema siano un tutt’uno, che la sua esistenza sia cominciata davvero quando il suo volto ha incontrato una macchina da presa e che non avrebbe potuto svolgere nessun altro mestiere. Stefania Sandrelli è nata per fare l’attrice, per incantare il pubblio anche nei momenti di sofferenza e nei ruoli più difficili, per rendere immortali pellicole già di per sé incredibili come “Novecento” di Bertolucci; insomma, per essere unica nel suo genere e destinata all’eternità.
Un mito, nel vero senso della parola.
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