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Sgv, eletto il nuovo direttivo, Monica Andolfatto confermata segretaria regionale

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Confermata alla segreteria regionale del Sindacato giornalisti Veneto Monica Andolfatto che ha accettato la ricandidatura perché «Sgv è una grande squadra e in questo trova la sua forza». Eletto anche il nuovo direttivo che risulta rappresentativo delle diverse realtà e identità professionali della nostro territorio. Tra i professionali, meritata riconferma per Tiziana Bolognani, Daniele Carlon, Nicola Chiarini, Paolo Dal Ben, Giuliano Doro, Diego Neri e Massimo Zennaro, mentre si registra l’ingresso di Alessio Antonini e Ines Brentan. Per i collaboratori, full new entry: Sara Dainese, Alessandro Foroni, Livio Piccin ed Efrem Tassinato.

Eletti anche i collegi dei probiviri e dei revisori dei conti, i cui componenti sono in gran parte riconfermati: nell’ordine, Sara Barovier, Gabriella Basso, Roberto Reale (prof.), Gilberto Padovan e Giovanni Trentin (coll.); Enrico Galeazzo, Mauro Pertile (prof) e Livio Piccin (coll).

L’elezione è giunta al termine dei lavori dell’assemblea regionale con i delegati eletti nelle elezioni dei primi di giugno. Fra i partecipanti, il segretario generale della Fnsi Raffaele Lorusso con il presidente Giuseppe Giulietti, la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, il vicepresidente  uscente della Casagit Gianfranco Summo, il candidato alla presidenza dell’Ordine nazionale dei giornalisti per Controcorrente, Carlo Bartoli, presidente Odg della Toscana.

La segretaria Andolfatto nella relazione introduttiva ha riassunto l’impegno degli anni trascorsi e posto l’accento sul futuro, su «quale sindacato vogliamo e quale sindacato siamo in grado di costruire per dare un futuro all’informazione», ha evidenziato, snocciolando i temi sui quali proseguire le battaglie in corso con saldo al centro il lavoro equamente retribuito che è la base per la libertà di informare di ogni cronista e il diritto di essere informati dei cittadini, il contrasto al linguaggio dell’odio, della violenza, delle minacce dei potenti, dei mafiosi e dei leoni da tastiera; il rapporto con gli altri organismi della categoria e con le istituzioni. «E su tutto la capacità di gestire la transizione al digitale per non correre il rischio di essere spazzati via come categoria e come professione e la lotta al fianco dei collaboratori, dei freelance, degli autonomi, per fare emergere, illuminare le condizioni di sfruttamento in cui lavorano», ha aggiunto concludendo che nel prossimo quadriennio l’impegno sarà anche quello di allargare la rete di alleanze con il mondo del sapere, le istituzioni, la società civile, i sindacati confederali.

Intervenendo ai lavori dell’assemblea Lorusso ha detto: «La mobilitazione dei giornalisti nasce dalla necessità di portare al centro dell’attenzione e dell’agenda politica il tema informazione. Nel Pnrr la parola informazione ricorre soltanto due volte, quando si parla di transizione digitale. Se dobbiamo costruire un nuovo Paese, rafforzare le istituzioni, pensare al futuro delle nuove generazioni, la politica deve interrogarsi su quale ruolo dare all’informazione». 

«Se la democrazia deve uscire rafforzata dalla pandemia c’è bisogno di più informazione di qualità, adeguatamente retribuita e non precaria. Riportare al centro l’informazione significa riportare al centro riforme che governi e partiti di ogni colore hanno finora lasciato in un angolo», ha aggiunto Lorusso, citando le questioni dell’abrogazione del carcere per i cronisti, del contrasto alle querele bavaglio, della riforma della Rai, della salvaguardia dell’Inpgi, della lotta alle diseguaglianze.

«E soprattutto – ha concluso – deve tornare al centro il tema del lavoro, in generale e nel nostro settore, perché senza lavoro di qualità non può esserci informazione di qualità. Su questo è necessario aprire un confronto a tutto tondo con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, per trovare insieme le soluzioni che consentano di dare piena attuazione all’articolo 21 della Costituzione, ridare dignità al lavoro giornalistico rafforzando diritti, tutele e garanzie, e sostenere così il diritto dei cittadini ad essere informati».

Un ringraziamento al sindacato veneto «che non ha mai disgiunto la cura della persona dai grandi temi, come quelli affrontati con il Manifesto di Venezia e il laboratorio contro le falsificazioni e le fake news» è arrivato dal presidente  Giulietti. «Purtroppo – ha detto – dobbiamo prendere atto con amarezza che da vent’anni non si prendono provvedimenti seri in materia di editoria, equo compenso, querele bavaglio. Ci attendiamo che il presidente Draghi voglia aprire un confronto con la Fnsi e le parti sociali. Se l’unica risposta dovesse essere il tentativo di commissariare l’Istituto Giovanni Amendola – ha concluso – la risposta non potrà che essere lo sciopero generale».

Alla presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, il compito di tratteggiare la situazione in cui si trova il confronto con il governo per la salvaguardia dell’Istituto. «Una situazione ancora molto complicata – ha rilevato – e a rischio, anche perché le spinte contrarie ai nostri sforzi sono molte e vengono anche da dentro la categoria. Ma qualcosa si muove. L’opzione del commissariamento non è più in cima alla lista. Con le manifestazioni e gli incontri di queste settimane qualche risultato l’abbiamo ottenuto ed è in corso una interlocuzione a palazzo Chigi che si basa non più sulla pretesa di parlare solo di tagli, ma sulla consapevolezza che per risolvere il problema dell’Inpgi è necessario affrontare in modo sistemico il nodo informazione. E che l’Istituto di previdenza è uno dei presidi fondamentali dell’autonomia economia della categoria, senza la quale non si può fare buona informazione e, dunque, si renderebbe un cattivo servizio alla democrazia di questo Paese».

Bartoli, per parte sua, ha osservato come «un tassello importante del futuro della professione sarà determinato dal nuovo assetto dell’Ordine, che dovrà marcare una radicale discontinuità nei metodi e nei contenuti rispetto al passato, mettendo al centro della propria attività la riforma della professione. Al centro della nostra proposta – ha evidenziato – il rinnovamento dei canali di accesso, l’introduzione di importanti presidi per la libertà di informazione, la difesa della previdenza di categoria attraverso l’allargamento della platea contributiva e il sostegno allo sforzo della Fnsi per dare attuazione alla legge sull’equo compenso».

Summo inoltre ha evidenziato che: «Solidarietà e sostenibilità restano i pilastri della nuova Casagit, diventata Società di Mutuo Soccorso. Negli ultimi quattro anni abbiamo potenziato i rimborsi per l’assistenza sanitaria integrativa dei giornalisti e delle loro famiglie, tenendo i bilanci in ordine. Il coordinamento con gli enti di categoria resta un valore concreto, come dimostrano il progetto W-IN con l’Inpgi per l’assistenza ai freelance e il rinnovato rapporto convenzionale con la Fnsi, che attraverso i contratti di lavoro garantisce i contributi indispensabili per realizzare il welfare di categoria».

Coordinati da Maurizio Paglialunga, nominato presidente dell’assemblea, a capo del Comitato tecnico scientifico per la formazione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ai lavori dell’assemblea regionale hanno portato il loro saluto anche Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo della Fnsi; Lorenzo Basso, in rappresentanza del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige con cui Sgv ha avviato una proficua collaborazione, la professoressa Laura Nota, direttrice del corso di alta formazione su inclusione e contrasto alle fake news attivato con l’Università di Padova; Mariangela Gritta Grainer, presidente del circolo regionale di Articolo21; il presidente del gruppo di specializzazione Argav, Fabrizio Stelluto, e del Gruppo pensionati Veneto, Pietro Ruo.


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