BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Romano Prodi e l’esperienza del futuro al Festival dell’Economia di Trento. 4 giugno 2021

1 0

Romano Prodi al Festival dell’Economia di Trento in collegamento da Bologna: una conversazione dettata dall’amabilità dell’ospite nel rispondere alle domande che gli venivano poste da Innocenzo Cipolletta. Sollecitazioni ispirate dall’argomento scelto: “L’esperienza del futuro” apparentemente contraddittorio in termini di senso, ma ascoltando si è capito subito come l’esperienza pregressa dell’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea venisse rievocata per riflettere e immaginare il futuro che verrà e che dovrà essere affrontato dopo la pandemia. Innocenzo Cipolletta presentando l’ospite lo ha definito come un «uomo che ha sperimentato il futuro creandolo molte volte nelle sue attività» per poi chiedere come lui veda il futuro dei distretti territoriali e come pensa debba essere il ruolo delle Regioni che chiedono più autonomia nel gestire la crisi. «Le economie regionali non sono più quelle di una volta quando si copiavano l’una con l’altra dove c’erano 4/5 imprese leader in ogni distretto. Ora le cose si sono molto complicate.

L’Italia è rimasto senza grandi imprese e le medie imprese nei distretti devono essere sostenute – ha detto Romano Prodi – e anche siamo tra i paesi più industrializzati in Europa ma non possiede più grandi imprese, come, invece, possiede la Francia. Abbiamo la bilancia in attivo delle medie imprese. Se penso a come le Regioni devono gestire la sanità, l’esercizio della sanità deve essere più vicino al cittadino ma quando arriva un problema drammatico come quello della pandemia deve intervenire lo Stato centrale. L’identità provinciale comunale per la sanità è troppo piccola quando devi avere ospedali di prima e seconda categoria, centri di specializzazione. Bisogna incentivare le competenze per il turismo delle regioni e favorire il mercato che deve penetrare all’estero. Bisogna avere una nuova visione». Cipolletta ha rimarcato come l’Italia eccella nel settore dell’artigianato quasi industriale specializzato a fronte di una perdita di popolazione e di esperienza formativa professionale tra i giovani.

«In un mondo globalizzato c’è spazio per la specializzazione industriale e noi siamo conosciuti all’estero per la moda e il cibo ma il numero uno è la meccanica ma soffriamo per non avere una ricerca di altissimo livello. Il sistema Italia ha delle debolezze enormi e questa crisi ci ha insegnato che è finito il tempo del “piccolo è bello” e ci chiede di presentarsi uniti davanti al mondo – è il consiglio che da il “Professore” – , dobbiamo scegliere settori e sotto settori in cui eccelliamo e fare sistema con tutti gli altri paesi europei. Quando io andai in Cina con una delegazione di 500 piccoli e medi imprenditori riuscimmo a concludere affari per 12-13 miliardi. Quando ci andò la Francia con 10-12 grandi industriali conclusero contratti per 20 miliardi. Noi possediamo un un know-how eccezionale ma dobbiamo investire sulla ricerca anche se abbiamo centri di livello come il Fraunhofer di Bolzano e Trento dimostra di aver fatto progressi eccezionali. Io anni fa collaborai al piano di sviluppo provinciale quando questo territorio era in condizioni di arretratezza economica e ora dimostra di possedere innovazione come pochi»

Alla domanda su come vede il piano di recupero e resilienza, Prodi ha risposto che «il piano italiano è fatto bene ma il problema è metterlo in atto e far funzionare l’amministrazione. L’Italia ha un problema di “anima” perché siamo abituati a perdere, a pensare che le cose vadano sempre male o siano fatte con poca cura. Il Next Generation ci dà le risorse per fare investimenti di cui abbiamo bisogno e permetterci di ritrovare l’ottimismo per ripartire. Il costo del lavoro va controllato ma bassissimo rispetto agli altri. Nel 2020 i risparmi complessivi sono cresciuti, ci sono 600 miliardi nelle banche italiane che devono essere investiti». E sul piano politico Prodi ha una sua idea precisa: «Occorre un sistema elettorale maggioritario e prima delle elezioni la coalizione deve dire come è formata e poi se prende più voti deve governare per cinque anni». Il Patto di stabilità si può sostituire? , chiede Cipolletta: «Indietro non si torna.

L’Europa si è comportata male come nei confronti della Grecia. Quando è arrivata la pandemia c’è stata la condivisione del debito e va sostenuta una politica economica europea e allo stesso tempo una politica estera europea». Il ritorno dello Stato è più un’opportunità o una minaccia? «Bisogna accorpare alcune funzioni del turismo ma bisogna anche aiutare le imprese. Servono 2 leggi – questa è la ricetta di Prodi – che favorisca le funzioni delle imprese e fatturare e quella di aiutare la continuità delle imprese famigliari». C’è spazio anche per un aneddoto personale: «Ricordo quando il secolo scorso come presidente del Consiglio andai a Bonn per incontrare il cancelliere tedesco Kohl. Dovevano vederci per quaranta minuti e invece ci parlammo per due ore di seguito. Nacque subito un’amicizia ma quando mi riaccompagnò all’elicottero mi disse: “Mi sono divertito con te Romano ma la prossima volta chi viene?” Il problema è quello della fiducia verso gli altri».

 

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21