Premio Morrione. Come nasce un’inchiesta. Diario di bordo dei finalisti della 10a edizione

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Il parcheggio, alle prime ore del mattino, deve ancora cominciare a riempirsi in quel paesino della pianura lombarda fino ad allora a noi completamente sconosciuto. Il sole inizia a scaldare le cime delle montagne ancora innevate, poi non così lontane. Abbiamo le mani sudate e c’è chi fuma nervosamente mentre aspettiamo che sia l’ora di iniziare. Non parliamo più del necessario, forse rapiti da quel miscuglio di paura ed euforia che precede le grandi sfide.

Siamo qui per filmare la prima intervista del nostro viaggio. È uno dei personaggi chiave dell’inchiesta e sappiamo quanto per lui non sia facile parlare. Costruire un rapporto di fiducia ha richiesto un delicato lavoro di tessitura. È stato complesso fargli capire perché volessimo raccontare questa vicenda attraverso la sua di storia. Mentre sistemiamo l’attrezzatura pensiamo che, nonostante i mesi di preparazione, il foglio è ancora bianco, saremo noi a riempirlo ma non a scegliere con quali e quanti colori. Accendiamo la camera. Sul volto nascosto del nostro intervistato, a poco a poco, la tensione scivola via. Ci prende per mano e ci trascina nei suoi viaggi, quelli dolorosi ed intensi che ha compiuto, quelli bellissimi ed impossibili che ha solo desiderato.

Poi abbiamo dovuto riprendere il nostro di viaggio, per continuare ad immergerci in un sostrato invisibile di realtà da sempre a noi vicine ma solo apparentemente conosciute. Abbiamo incontrato occhi spenti, sorrisi inaspettati, personaggi speciali, fuori di testa, e talvolta salvifici: grazie a Laura, Elvio e Pietro. Tornare a casa ha un sapore diverso quando sai che c’è chi a casa non può tornarci. Lo stereo della macchina suona la stessa canzone dell’andata, “Sfiorivano le viole”, ma qualcosa è cambiato… Riviviamo insieme quella mattinata nel parcheggio desolato del paesino lombardo, le immagini hanno il colore sbiadito dei ricordi. Ci sembra sia passato tanto tempo e invece da quel giorno è trascorsa appena una settimana. Chissà perché, viene da chiedersi.


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