L’avvocata Iside Castagnola, membro del Comitato media e minori del ministero dello Sviluppo economico sottolinea la necessità di nuove strategie per rendere più sicura la vita virtuale dei minori
L’intervento della polizia postale e della procura del tribunale di Roma ha permesso di oscurare una community web di oltre 17000 utenti, il gruppo dava “supporto” al suicidio.
Adescamento sul web di minori e gruppi social atti a indurre al suicidio, questo il pericolo che si nasconde dietro i telefoni in possesso di moltissimi giovani, che ancor prima di raggiungere la maggior età utilizzano il cellulare senza alcun controllo da parte dei genitori, rischio in cui è sempre più facile incorrere come possiamo verificare dai fatti di cronaca degli ultimi anni.
Trappole virtuali per minori
A parlare del continuo lavoro fatto proprio per cessare l’esistenza di vere e proprie comunità che abbracciano diverse migliaia di utenti è proprio l’avvocata Iside Castagnola, membro del Comitato media e minori del ministero dello Sviluppo economico che sottolinea inoltre il grande lavoro fatto grazie all’impegno della polizia postale, ma insiste sulla necessità di attuare nuove strategie per scongiurare il reiterarsi di vicende spiacevoli che hanno coinvolto molto spesso ragazzi e anche bambini in vere e proprie trappole virtuali. “Il lavoro della Polizia Postale e della Procura del tribunale di Roma è incessante, cresce ogni giorno di più e noi oggi li ringraziamo per aver oscurato il sito di una community di oltre 17000 inscritti in tutto il mondo, tra cui anche ragazzi italiani, tutti legati dall’interesse “nel trovare supporto per portare a compimento l’intenzione di suicidarsi. Bisogna sempre monitorare la vita virtuale dei nostri ragazzi, dobbiamo proteggerli dalle insidie della rete, soprattutto i più piccoli, nonostante le prescrizioni in attuazione del Gdpr, cioè il regolamento dell’Ue che tutela la privacy dei dati dei cittadini europei, purtroppo molti genitori disattendendo le leggi e fanno accedere i bambini al di sotto dei 13 anni ai canali social”.
Due ragazzi vittime della community del “suicidio”
Così spiega Castagnola, commentando le indagini avviate a seguito dei decessi di due ragazzi di 18 anni che si sono verificate a febbraio e dicembre dell’anno scorso proprio dopo aver ingerito un preparato a base di nitrito di sodio. Con l’aiuto della Polizia Postale che ha analizzato i cellulari delle vittime si è risaliti al sito web. I due non si conoscevano tra loro, ma erano entrambi iscritti alla community.
Agire unitamente alle famiglie e alle scuole per la prevenzione, su questo spingono le autorità negli ultimi anni. Una corretta informazione, anche mediatica dedicata ai genitori e al corretto uso degli smartphone ma soprattutto del web contribuirebbe a impedire ai più piccoli di entrare a contatto con queste pericolose realtà. “I ragazzi hanno il diritto di esser ascoltati in famiglia, istruiti e formati nelle scuole, uno dei doveri civici- ha aggiunto Castagnola- è ad esempio segnalare i siti che istigano al suicidio e alla violenza o che utilizzano materiale pedopornografico. Da anni conduciamo campagne di media education in tutte le scuole d’Italia per coinvolgere le famiglie e farli partecipare alla vita on-line dei figli. Il mio auspicio è che l’educazione digitale non sia un più un intervento emergenziale ma diventi materia curricolare del nostro sistema scolastico per la protezione e la sicurezza dei diritti delle persone”.
Attraverso l’implementazione di strumenti per la verifica dell’età degli utenti e l’accesso ai contenuti risulta ad oggi basilare per limitare i contenuti e monitorare la vita in rete dei minori “E’ veramente proficua la continua collaborazione con il garante della privacy e l’avvocato Guido Scorza che si sta battendo tantissimo con le Big Tech per incrementare i meccanismi software di Age verification system”.
Infine aggiunge: “Grazie soprattutto dottore De Martino e la polizia postale del Lazio per la grande dedizione e collaborazione alle istituzioni per la protezione dei minori, purtroppo ancora oggi non basta oscurare un sito al giorno perché ogni giorno ne nascono di nuovi, dobbiamo agire sulla cultura della legalità in rete coinvolgendo soprattutto i genitori a una maggiore attenzione sul monitoraggio della vita virtuale dei loro figli.