La denuncia arriva sui social dalla giornalista e collega di Canale 21 Margherita Salemme: « Conosco Nello Mazzone da sempre. Non conosco persona più integerrima, corretta e preparata sul lavoro. Per me lui è la legge, ma la parte sana. È la giustizia, quella che pende dalla parte della legalità. Ieri ha subito delle minacce da parte di uomini vicini ad un boss di camorra. Minacce subite per il lavoro che svolge al comune di Quarto come responsabile dei beni confiscati ai clan camorristici ». Dopo infatti la confisca di 5 immobili sottratti alla camorra è il primo cittadino di Quarto Antonio Sabino ad essere stato minacciato ma finisce nel mirino anche Nello Mazzone, che gestisce i beni confiscati alla criminalità insieme alla prefettura, ma che da giornalista ha ricostruito e raccontato tutta la vicenda.
Lo abbiamo raggiunto per telefono per farci raccontare direttamente da lui la vicenda.
Nello, quanto accaduto avviene nel contesto più ampio delle minacce fatte al sindaco di Quarto per gli immobili confiscati alla camorra, potresti raccontarmi il contesto della vicenda?
Intanto occorre dire che minacce dirette non he ho mai avute ma bisogna ribadire che qui a Quarto oramai si respira un clima avvelenato, molto teso. Conosco bene la vicenda, l’ho raccontata come giornalista per anni: le inchieste della DDA su Quarto, Marano, sul clan Polverino quindi conosco nel dettaglio tutto quello che poi all’epoca ha portati agli arresti, agli scioglimenti dei consigli comunali ed oggi alle confische. In questo momento mi trovo dall’altro lato della barricata perché sto gestendo questi beni confiscati a Quarto insieme alla prefettura. Quando l’agenzia che si occupa di questi beni mi contattò telefonicamente mi dissero che c’erano i familiari di questi Imbriani, proprietari dell’immobile confiscato, che volevano consegnare le chiavi e che volevano essere presenti alla consegna. Io ho semplicemente detto come istituzione di non voler partecipare alla riunione con loro, di certo come istituzione non potevo partecipare ad un incontro con persone che hanno avuto delle condanne definitive con confisca definitiva in Cassazione, c’era un dato certo.
E’ stata questa presa di posizione a provocare una reazione?
Sì, dopo questo rifiuto c’è stata una presa di posizione, soprattutto sui social. Attraverso un referente dell’agenzia per i beni confiscati si sono « rammaricati » del fatto che noi non avessimo voluto incontrarli. Noi abbiamo allertato la prefettura e poi sono arrivati una serie di messaggi sui social minacciosi indirizzati al sindaco, al comune di questo tenore: « Parlate proprio voi » « Imbriani è stato un grande uomo a Quarto » etc. Nonostante gli scioglimenti, nonostante il tentativo di imprimere un cambio di rotta, imprenditori, esponenti di associazioni e cittadini, invece di prendere una posizione forte in difesa del nostro operato ci scrivono queste cose sui social. E’ un momento di rottura e occorre fare un passo in avanti. Altrimenti facciamo come Marano, si scioglie il comune ma se la macchina comunale non cambia passo ed i cittadini se ne lavano le mani serve a poco lo scioglimento.
Tutto ciò avviene in prospettiva della giornata della legalità che si terrà proprio a Quarto il 19 Luglio prossimo
Questo è preoccupante. Il primo Luglio inauguriamo tre ville confiscate al clan Polverino trasformato in un albergo per diversamente abili. Il 19 ci sarà la festa della legalità a Quarto, dopo Giuliano e Qualiano. Abbiamo denunciato questo alla prefettura: man mano che il comune recupera questi beni confiscati e con un bando pubblico le affida ad associazioni per farle tornare al tessuto della città, gli ostacoli e l’ostilità in città aumenta.
Le pressioni che fa la Camorra su questi beni confiscati credi che siano un tentativo di recupero o in qualche modo un tentativo di continuare a gestirli anche indirettamente?
Io credo di sì. Sono passati molti anni dalle inchieste e dalle condanne. I proprietari di questi immobili sono intanto ritornati sul territorio. Vedere la propria casa sgomberata ed utilizzata dallo stato che te l’ha confiscata è sicuramente dura da digerire, ecco perché ci sono queste pressioni sul comune.
Come giornalista che ha seguito la vicenda per filo e per segno ti senti doppiamente esposto ?
Ho seguito tutta la trafila con l’inchiesta Polvere che poi portò in carcere anche dei consiglieri comunali a Quarto e la vicenda degli Imbriani. Ora che lavoro a stretto contatto con il comune per gestire questi beni confiscati la mia è una posizione certamente più scomoda e più complessa perché conosco nel dettaglio la vicenda e sono mediaticamente esposto. Io però ho fatto solo il io dovere, niente di più, niente di meno.