Si stanno moltiplicando gli eventi di formazione per i giornalisti senegalesi interessati al tema della migrazione. Un tema anche in questo paese trattato prevalentemente sull’onda delle emergenze, delle tragedie del mare che si consumano al largo delle coste verso le Canarie. Come quelle accadute a fine ottobre dove hanno perso la vita più di 190 persone a causa di 2 naufragi che si sono succeduti nell’arco di 2 settimane.
Nel 2020 più di 23mila migranti sono approdati alle Canarie, le isole spagnole nell’Oceano Atlantico, partendo soprattutto dal Marocco, dalla Mauritania e dal Senegal a bordo di precarie imbarcazioni di legno. Un aumento significativo dovuto anche alla crisi economica che ha colpito l’area a causa del Covid.
Secondo un’indagine condotta da COSPE, una delle ONG che insieme a LVIA, CISV realizzano il progetto MIGRA, Migrazioni, Impiego, Giovani, Resilienza, Auto-impresa” , finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), gli effetti delle misure di contenimento adottate ad esempio sulle regioni transfrontaliere tra Guinea Bissau, Senegal e Guinea Conakry hanno comportato un crollo dei commerci e allo sviluppo delle regioni di confine. Il settore agricolo in Casamance, regione sud del Senegal, ha visto cali medi del 30% con punte massime del 40% rispetto agli andamenti dell’anno precedente
Di questi dati ma anche delle difficoltà di reinserimento sociale, prima che lavorativo, dei cosiddetti migranti di ritorno si è discusso in un incontro tra giornalisti che si è svolto a Dakar il 19 maggio scorso, svolto proprio nell’ambito del progetto MIGRA.
20 i partecipanti, colleghi di diverse testate radio e stampa nazionale oltre a rappresentanti dell’International Federation of Journalists Africa e dell’Associazione des Journalistes sur la Migration et la Securité e professori del CESTI, Centre d’Études de Sciences et Techniques de l’Informatio, che ha ospitato l’evento.
Un confronto interessante che ha visto come protagonista anche l’esperienza della Carta di Roma, raccontata dalla sua coordinatrice, Paola Barretta, che presentando i dati dell’ultimo rapporto si è poi confrontata con i colleghi senegalesi su problemi comuni e sulle questioni sia terminologiche che di inquadramento del fenomeno in Italia come in Senegal.
Il coordinatore del programma UNESCO “Empowering Young People in Africa through Media and Communication” Joshua Masserenti, ha sottolineato come il settore editoriale già debole in molti paesi dell’Africa Occidentale sta vivendo un ulteriore grave crisi economica legata al Covid, al drastico calo degli introiti pubblicitari e statali, che minano fortemente le possibilità di una copertura costante di un tema, come quello della migrazione, che deve uscire dall’emergenza e farsi racconto quotidiano.
Uno sguardo diverso e più complesso sul fenomeno migratorio e sulla dimensione interculturale che il Senegal esprime è anche l’appello lanciato dalla Responsabile comunicazione dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, Chiara Barison. Supportando una trasmissione radio creata e prodotta da Africulturbain, hub creativo promosso da giovani musicisti e operatori della comunicazione e informazione, e un ciclo di video ricette con chef stellati e provenienti da varie parti del mondo che a Dakar valorizzano i prodotti locali e lo slow food, si riesce finalmente a mostrare che questo paese, può essere difficile per tanti giovani ma può anche offrire possibilità inesplorate.
I giornalisti e le giornaliste senegalesi hanno ricordato la difficoltà di avere spazi e risorse adeguate per coprire con qualità il tema migratorio e altri temi sociali. Sentono forte la necessità di avere mezzi per andare sul campo e di convincere direttori ed editori della necessità di un racconto che esca dall’emergenza e dia spazio e voce alle tante storie di chi ha deciso di tornare, di non partire, di partire e anche di coloro che hanno scelto il Senegal come paese di approdo. Restituire una fotografia realistica e complessa del fenomeno migratorio è l’obiettivo comune condiviso anche a Dakar.