Contro silenzi e indifferenza, i complici più pericolosi di chi non rispetta i più elementari principi di libertà e democrazia, non deve mai fermarsi la battaglia di chi ancor oggi crede, dopo oltre due secoli, negli ideali che cambiarono il mondo: liberté, égalité, fraternité.
L’ultima, in ordine di tempo, di queste battaglie è quella che FNSI e Articolo 21 stanno conducendo per non far dimenticare l’ignobile vicenda della quale è vittima Patrick Zacki. E’ stato scelto il giorno del suo trentesimo compleanno – il 16 giugno – per manifestare, per protestare contro l’ingiusta carcerazione che da 15 mesi lo stato egiziano gli sta infliggendo. Carcerazione preventiva per colpire la libertà di pensiero di un giovane che osserva quel che accade nel suo Paese da una prestigiosa sede universitaria quale quella di Bologna.
Stato egiziano che inoltre continua a coprire, diventandone complice, i sequestratori, torturatori e assassini di Giulio Regeni, altro giovane ricercatore impegnato sul terreno della conoscenza e della libertà.
Anche per Giulio, FNSI e Articolo 21 non smettono di alzare la voce, di chiedere verità, di pretendere un’azione più incisiva da parte dello Stato italiano. Qualche risposta positiva è giunta dal Parlamento e da alcune forze politiche, oltre che dalla magistratura romana. Così come per Patrick avrebbe un grande valore la decisione del governo di conferirgli la cittadinanza italiana.
Ma se i casi di Patrick e Giulio sono quelli su cui la mobilitazione è, per fortuna, costante, sono tanti altri i casi di attacchi alle libertà individuali perpetuati nel mondo su cui FNSI e Articolo 21 non si stancano di parlare, analizzare, difendere, accusare: da Malta alla Bielorussia, dalla Russia alle ripetute minacce, in casa nostra, per tentare di zittire colleghi e trasmissioni coraggiose come Report, solo per citarne alcuni.
Tutte battaglie condotte in nome degli ideali di riferimento nati nel 1789, ma anche battaglie a tutela della dignità di categoria. A cosa servirebbe un’informazione che si occupasse solo o prevalentemente dei propri interessi corporativi? Perché dovrebbero esistere organismi democratici di difesa della libertà nel lavoro se tutto si riducesse solo ad una questione economica? I soldi zittirebbero la parola ed esisterebbe solo l’informazione di comodo ai potentati. Basti pensare a quel che avviene già oggi con i precari o le miserie pagate a collaborazione.
Doppia azione, quindi, sempre più necessaria: ideale sul piano della riaffermazione dei principi sanciti dal diritto internazionale e dalla Costituzione Italiana; pratica per consentire anche ai soggetti più deboli della professione di esercitare uguale libertà di pensiero, senza condizionamenti da parte delle proprietà.
Questo il terreno su cui FNSI, Articolo 21 e gli altri soggetti, istituzionali o associativi, devono costruire un’alleanza sempre più forte per sconfiggere, oggi e in futuro, le minacce che continuano a ripetersi contro la libertà di stampa.