BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

La fondatrice di “Tor più bella” aggredita da Giuseppe Moccia. “Te qua non ce puoi più sta”

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La fondatrice dell’associazione “Tor più bella” di Roma, Tiziana Ronzio, è stata aggredita da Giuseppe Moccia, nome assai noto nella capitale, coinvolto in passato in indagini per droga e cognato di Vincenzo Nastasi- o’ Principe, vittima a marzo scorso di un agguato a pochi giorni dalla sua scarcerazione. Insomma la Ronzio è entrata in rotta di collisione con “quelli che comandano” nel suo quartiere, Tor Bella Monaca, lo stesso per il quale lei, da tempo, si batte e dove cerca di portare iniziative e progetti di riscatto. E’ uno dei quartieri più difficili di Roma, luogo di spaccio e di violenza, dove la criminalità spesso e volentieri detta legge. Tiziana Ronzio abita in uno stabile dell’Ater ed è lì che è avvenuta l’aggressione; lei è scesa per difendere suo figlio, il quale stava discutendo con un uomo e quando è arrivata Moccia, che era nei pressi, l’ha riconosciuta urlandole addosso e minacciandola di morte, come la donna ha poi raccontato sia agli investigatori che ai media della capitale. Secondo quanto ricostruito finora Moccia ha gridato: “Questa me la dovete toglie da qui. Fa meno la coatta, te metto a posto. Infame. Te qua non ce puoi più sta”. La Ronzio per le minacce ricevute in passato ha avuto la protezione personale, mentre per l’episodio specifico Giuseppe Moccia è stato arrestato, misura convalidata con remissione in libertà. Molta solidarietà intanto per Tiziana Ronzio. Tra i primi messaggi di vicinanza quello del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, della stessa associazione “Tor più bella” e di Libera. “Quando abbiamo fondato Tor Più Bella, l’idea che guidava il nostro agire era riconnettere le persone nella riscoperta del proprio quartiere. – si legge nella nota dell’associazione locale – Tutto il quartiere è casa per chi lo abita; far passare questo messaggio significava far sentire le persone sicure anche fuori dalla porta della propria abitazione a partire dal pianerottolo. Sapevamo che questo avrebbe comportato confrontarci anche coloro che quei pianerottoli li occupano, depredando risorse e sfruttando il quartiere per negargli un futuro diverso”


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