Garibaldi, Crispi, Mussolini, tutti contro la Sicilia

0 0

Il mese di maggio, oltre che alla Madonna, è dedicato a Garibaldi. L’uomo che grazie a tradimenti, truffe e raggiri diventò l’eroe nazionale. Partendo dalla sceneggiata di Calatafimi, vinta grazie ad una falsa cambiale, consegnata personalmente al comandante borbonico, che poi ne morì. Come pure il patto illecito con il comandante massone e mafioso di Palermo, che aprì le porte a Garibaldi, sia della città che dei forzieri del Banco di Sicilia. Per i siciliani onesti: il piombo, come a Bronte. La storia ufficiale minimizza pure il contributo siciliano alla vittoria sino a Napoli, sminuito come l’auto-liberazione di Catania il 31 maggio 1860, il giorno in cui Garibaldi prelevava l’oro siciliano.

Il fascismo ebbe certamente un  ruolo nella morte di Nino Martoglio, come nell’atroce delitto Majorana, quando una serva bruciò la bambina del deputato, cercando di far incolpare l’antifascista. Neanche chiara la morte di Giuseppe De Felice, il fondatore dei “Fasci dei lavoratori” ottocenteschi, già perseguitato da Crispi. Chissà se, nell’ennesimo libro sui Florio, emergerà l’ipotesi della distruzione della dinastia, proprio in quegli anni, per favorire i Rubattino, in società con i Florio.

Altro colpo il fascismo diede alla cultura ed alla scuola poetica siciliane, rifiorite nei primi del novecento, vietando l’uso della  Lingua Siciliana, anche a Pirandello. Analogo attentato avevano compiuto i trascrittori toscani contro le poesie della scuola poetica siciliana, della corte di Federico. Sempre i rappresentanti del popolo siciliano hanno preso esempio da Crispi, che nulla fece per la sua terra. A noi siciliani non ci resta che salvare la nostra identità. Contro la mafia omologante.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21