Tra il Regno Unito e l’Unione europea ormai ogni questione genera uno scontro. Wembley non rinuncia a ospitare le finali degli europei di calcio. Nei mesi scorsi è andato in scena lo scontro sul tribolato accordo commerciale e finanziario tra Londra e Bruxelles dopo la Brexit. A giugno va in scena lo scontro, sportivo e sanitario, sul Campionato europeo di calcio.
Tutto è cominciato quando Mario Draghi in una conferenza stampa ha ipotizzato il trasferimento delle partite finali degli Europei da Wembley in un altro stadio europeo più sicuro dal punto di vista dei contagi causati dal Coronavirus (è circolata anche l’ipotesi dell’Olimpico a Roma). Il presidente del Consiglio in una risposta a una domanda sulla pericolosità della pandemia ha lanciato l’idea: ha l’intenzione di adoperarsi «perché la finale non si faccia in un paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente».
Draghi ha posto sul tavolo il problema della “variante Delta”, più nota come “variante indiana” del Covid-19, che prima ha devastato il grande paese asiatico, poi ha colpito il Regno Unito e la Russia. Nella memoria collettiva degli italiani e, soprattutto dei lombardi, è rimasto l’incubo della partita Atalanta-Valencia disputata a San Siro il 19 febbraio 2020. Quella partita, con lo stadio di San Siro a Milano stipato di tifosi, fece scoppiare la bomba del Coronavirus in Italia (con epicentro la Lombardia) e in Spagna con conseguenze nefaste in infettati e morti. Il disastro fu così pesante per tutta la Ue che gli Europei di calcio, Euro 2020, furono rinviati di un anno nel 2021.
Ma Boris Johnson non ha alcuna intenzione di rinunciare alle finali di Euro 2020. Il primo ministro britannico, sovranista radicale fautore della Brexit, non vede l’ora di seguire una «fantastica» finale a Wembley «e di farlo in modo prudente e sicuro». Non solo. L’ingresso allo stadio londinese sarà allargato al 75% della capienza (dal 25% delle prime partite) per accogliere almeno 60 mila tifosi.
Angela Merkel, come Draghi, è allarmata per le finali degli Europei da giocare a Londra perché la “variante indiana” è temibile. La cancelliera tedesca è favorevole a un trasferimento delle partite: «Spero che la Uefa agisca in modo responsabile. Non troverei positivo che ci fossero stadi pieni lì». L’asse Draghi-Merkel, molto saldo in economia e in politica internazionale, si allarga anche alla sicurezza sanitaria nel calcio.
C’è il rischio di una trasformazione del contrasto da calcistico-sanitario in politico. Winston Churchill era un sostenitore della forte autonomia delle isole britanniche dal resto del continente europeo: «La Manica può essere più larga dell’Atlantico». I contrasti però, al posto della collaborazione, possono anche provocare delle pericolose e ridicole guerre. I dissensi sui diritti di pesca nella Manica dopo la Brexit fanno testo. I pescherecci francesi e britannici si sono affrontati in modo bellicoso e La Manica ha visto perfino la comparsa delle rispettive navi da guerra. Poi, fortunatamente, è prevalso il buon senso e la cooperazione. Così le “cannoniere” sono state ritirate.